Commosso. Ma fermo. Accanto a lui un indomito Salvatore Staiano, che da super-esperto difensore interviene, specifica, si arrabbia per le domande che gli suonano malposte o insidiose. Comincia leggendo un testo, Nicola Giuseppe Parretta, sindaco di Badolato, la conferenza stampa indetta questa mattina al Benny Hotel di Catanzaro a pochi giorni dalla richiesta d’arresto nei suoi confronti, rigettata dal gip, nell’ambito dell’inchiesta “Free Boat Itaca” che ha portato in carcere una ventina tra presunti affiliati alla cosca Gallace-Gallelli.
E lancia subito con un messaggio che è il leit-motiv di tutta l’incontro: “Non voglio nascondermi, sono io a chiedere trasparenza, sono io a chiedere una commissione d’accesso che faccia luce su tutto, ecco perché non mi dimetto ora, lo farò un attimo dopo che la commissione avrà chiarito tutto”. Questo il suo appello. Anche perché sottolinea di aver ricevuto già una “prima commissione d’accesso” con l’esame sistematico di tutti gli atti del Comune per lo scorso quinquennio da parte delle forze dell’ordine. “Sono sicuro che la seconda commissione d’accesso verificherà senza pregiudizio – afferma il sindaco di Badolato – l’unica cosa che lamento dell’indagine è l’ibridazione tra il pubblico e il mio riservatissimo privato”. Parretta annuncia la sua disponibilità a convocare un consiglio comunale aperto nel quale chiunque potrà chiedere conto di quanto successo e dire la sua, un’esigenza di offrire spiegazioni che lui considera “doverosa nei confronti dei cittadini e della mia famiglia”.
Si sofferma poi a ricordare le tante cose per le quali ora tutti conoscono Badolato, anche grazie alla sua azione: i vincoli di solidarietà internazionale elevati a principio etico di una comunità, le operazioni culturali di spessore e respiro regionale e nazionale, la rinuncia al compenso da sindaco (2000 euro) devoluto in beneficienza. Come si situano in questo contesto i rapporti con i Gallelli emersi dalle intercettazioni e dalla famosa cena romana? Quando cominciano le domande dei giornalisti, univoca è la risposta di Parretta e Staiano: rapporti amicali e imprenditoriali che duravano da trent’anni con Agazio Gallelli, fin da quando i figli Maurizio e Andrea Gallelli erano bambini. “Se anche una famiglia mafiosa mi sostenesse elettoralmente, non vuol dire che io poi li favorisca per atti illeciti – spiega l’avvocato Staiano – quindi se non c’è questo non c’è reato. Perché snaturare un rapporto personale con Agazio Gallelli e di riflesso con i figli?”, si domanda l’avvocato.
LA CENA ROMANA. “Solo chi non mi conosce non sa che la mia casa di Roma è un porto di mare, con decine e decine di persone che mi passano a trovare e che io accolto per ospitalità e convivialità, e perché questa è la mia formazione culturale” precisa Parretta. Che aggiunge: “Anche con Maurizio e la fidanzata sono stato a cena a Roma, così come in altre occasioni conviviali mi sono trovato con la sua famiglia a Badolato: ma questo è un atto illecito?”, chiede il sindaco alla platea, battendo sempre sullo stesso punto.
LA SOCIETA’ ZINCO SUD E I PRIMI SCREZI COI GALLELLI: A chi gli chiede come mai avesse manifestato dal 2009 in poi qualche disagio nei confronti dei Gallelli, parlando anche con il maresciallo della locale stazione – come emerge dagli atti dell’inchiesta – lui risponde che gli screzi con Gallelli “non erano di certo riconducibili a fatti amministrativi, ma a tensioni nella gestione della società. Una diversità di vedute a livello imprenditoriale che non eravamo riusciti a ricomporre”. Staiano precisa poi la materia del contendere: “Debiti che Parretta intendeva saldare al più presto per rispettare impegni assunti con terze persone – spiega il legale – anche a costo di farsi liquidare le quote societarie”. E l’ultima parola è proprio dell’avvocato, quando sottolinea che considera l’inchiesta della Procura distrettuale “perfettamente legittima – tanto più in una Calabria da 350 omicidi all’anno – anche se questo non significa che sia fondata, come noi dimostreremo”.
IL TESTO INTEGRALE DELLA MEMORIA DI PARRETTA: “Mi sono consentito indire l’odierna conferenza stampa per un moto etico assolutamente irrefrenabile, innanzi alla divulgazione di mie vicende giudiziarie che si intreccia inestricabilmente con la mia vita, familiare, personale , imprenditoriale; ho ritenuto necessario tentare di offrire un chiarimento.
Vi ringrazio dunque per la opportunità che mi offrite. Dunque l’odierno incontro non nasce da una esigenza di fornire giustificazioni, ma dalla impellenza di offrire spiegazioni. E tanto mi è doveroso, nei confronti della mia famiglia, dei cittadini di Badolato (colgo qui occasione per anticipare sin da subito indizione di consiglio comunale ove la parola verrà data a tutti, senza preclusione di aperture) che io a tutt’oggi a testa alta rappresento, della mia persona.
Giustificazioni sarebbero risibili; e un impulso di autoconservazione quello che induce ad atteggiamenti conservativi, difensivi. Ma nella mia vicenda, tristissima, è lo stesso GIP Distrettuale a giustificarmi giuridicamente con il provvedimento reiettivo della spaventosa richiesta di custodia cautelare in mio danno avanzata dalla distrettuale di Catanzaro. Inutile quindi sottolineare che la insussistenza di gravità indiziaria a fini cautelari rileva non in sé, ma per quanto offre per un giudizio morale della mia persona che è quello che più mi preme resti nell’alveo della illibatezza che mi sono conquistato con una vita assolutamente integerrima. Occuparmi di Badolato per me che ho condizione economica di assoluta autosufficienza per la operatività nella imprenditoria, che non ha radici esclusive o prevalenti in Calabria, è stata una sfida che non intendo pagare facendomi rannicchiare in costrizioni di immoralità, ma che piuttosto intendo vincere.
Superfluo rilevare quel che tutti conoscono di Badolato anche grazie a me: i vincoli di solidarietà internazionale, costruiti, rafforzati, elevati a principio etico di una comunità; una accoglienza senza finalità di arricchimenti particolaristici.
Gli intendimenti culturali mai tralasciati sempre inseguiti, perseguiti anche attraverso il mio portafoglio; non pochi sono coloro che hanno contezza della rinunzia all’obolo sindacale (2.000 euro mensili, somma certamente non modesta la cui devoluzione benefica è nota a tutti) e di quante volte abbia a mie spese affrontato e risolto problematiche immediate connesse anche agli intenti di sollecitazione culturale e non è vano ricordare tra le tante iniziative il Tarantella Power , coagulo non soltanto di cultura musicale ma di intersezioni che serenamente posso definire spirituali. Né sottovaluto gli effetti economici di quasi ogni iniziativa culturale. Che poi in un piccolo centro, dove sono nato, mantenga rapporti dì cordialità e/o amicalità con uno o più soggetti è affare mio e non consento ad alcuno stolide interferenze ed anche su questo mi espongo senza tentennamenti alle vostre domande. La codardia non mi appartiene: non mi dimetterò; attraverso voi io sollecito quella che definisco la seconda commissione di accesso (la prima , che mi lascia indenne, è nella indagine della DDA catanzarese) dimettermi sarebbe evitare il rischio dello scioglimento per infiltrazioni mafiose; la sfida mi appartiene voglio accertamenti capillari sulla attività amministrativa svolta nel corso della mia dominicalità. Tanta è la mia pacata serenità intellettuale e d’animo. Dimettermi sarebbe lasciare irresoluto il dubbio. So che la commissione di accesso, la seconda commissione di accesso, verificherà senza pregiudizio o suggestione ideologiche. Della indagine lamento soltanto un profilo : la ibridazione tra il pubblico e il mio riservatissimo privato. A cagione anche di tanto ho l’obbligo di non defilarmi. Lo sguardo è il filtro dell’anima. Defilandomi non potrei più sostenere lo sguardo di mio figlio“.
Su quest’ultimo passaggio Parretta si è commosso, e Staiano ha parlato di “calvario” che il suo assistito vuole affrontare a testa alta. Tutto chiarito, dunque? Naturalmente no. Sta alla giustizia, ora, stabilire i termini degli addebiti e la loro fondatezza. Oggi, lo spaccato pubblico e al tempo stesso privatissimo di un sindaco e di un uomo che, indagato, sente il bisogno di spiegare e rispondere a tutte le domande. Il che di questi tempi non è poco.
Teresa Pittelli @teresapittelli