Una mamma, una bimba di cinque anni disabile, e una lotta quotidiana tra barriere architettoniche, parcheggi talvolta occupati abusivamente da qualcun altro, e ora persino una multa presa nonostante il tagliandino esposto sul cruscotto. Succede a Soverato, città che vorrebbe essere amica dei tanti bambini che ci vivono, ma che tra reparti di pediatria e asili comunali a rischio chiusura, e pochi parchi-gioco lasciati al degrado, mostra spesso un volto indifferente ai bisogni dei più piccoli.
Quando si ha davanti, poi, una grave patologia che limita pesantemente la mobilità e qualità della vita di un bambino, la sensibilità dovrebbe essere d’obbligo. E invece, secondo il racconto della famiglia della piccola Francesca, così non sarebbe stato. “Tutto è cominciato martedì mattina, quando ho deciso di portare la bambina al mare per farle trascorrere le ultime ore di relax in spiaggia, prima di un lungo ricovero al Bambin Gesù di Roma”, racconta Maura Sassi, mamma di Francesca. “Arrivata sul lungomare, però, l’amara sorpresa: i due parcheggi riservati erano occupati, tra l’altro da auto che non mostravano alcun tagliando-disabili – continua Maura – e altrettanto occupate risultavano le strisce blu”. Una situazione di disagio, dal momento che la piccola ha bisogno di un deambulatore per camminare e che la mamma quel giorno era sola e carica di pesi. Maura ha quindi parcheggiato appena fuori dal posto riservato, un po’ a ridosso delle “spine” per il posteggio dei motorini. E ha pensato che sia l’aver esposto il tagliando per l’handicap, sia l’occupazione dei posti che le sarebbero spettati, l’avrebbero messa al riparo da eventuali contestazioni. Si sbagliava. “L’inflessibile macchina della legge, che a volte sembra cieca rispetto agli abusi e le scorrettezze che ci troviamo ad affrontare, invece con Francesca ci ha visto benissimo: multa di 41 euro per divieto di sosta in posto riservato ai motorini” riferisce Maura, “mentre non mi sembra che le altre auto siano state multate”.
Sanzione legittima, codice della strada alla mano, per carità. Ma in una città che, sempre normative alla mano, infrange molti standard per l’accessibilità dei disabili e degli anziani, in una città dove una bambina col deambulatore non può certo passeggiare per il corso o muoversi liberamente, in una città dove le politiche sociali sono in declino, forse è una questione di opportunità e sensibilità aiutare chi vive una situazione già molto difficile. Sarebbe stato bello, ad esempio, che un angelo del traffico si fosse materializzato al momento del bisogno – a limite aiutando la piccola a scendere a mare – e non solo dopo, al momento della repressione dell’infrazione. Anche perché i genitori raccontano di essersi precipitati al comando dei vigili per cercare di far annullare la sanzione, e di essere stati ricevuti da un agente, ma di non aver ottenuto quanto chiesto, anzi di essersi sentiti ancora più umiliati. “E’ stato detto a mio marito che la legge richiede di deporre il disabile fuori dall’auto e andare a cercare parcheggio – sottolinea Maura – ma mia figlia non è un pacco da lasciare in strada”.
“Le difficoltà sono tante. Ad esempio quando porto Francesca alla riabilitazione nel centro neuropsichiatria infantile di via Bellini, l’unico parcheggio disabili disponibile (l’altro è numerato), è spesso occupato abusivamente” aggiunge. “Ora però la misura è colma: Francesca ha uno svantaggio, ma tutti potremmo aiutare i bambini come lei a non sentirsi ulteriormente discriminati e penalizzati – conclude Maura – tanto più se ne si ha il potere, come in questo caso”.
Teresa Pittelli @teresapittelli