L’accostamento è arduo. Mi rendo conto.
Giovanni Falcone, giudice e uomo assassinato il 23 maggio di 21 anni fa a Capaci dalla mafia e, come dice qualcuno, da “raffinate menti dello Stato”. Don Andrea Gallo, il “prete rosso”, il “folletto col colbacco”, il sacerdote che sognava una Chiesa solidale con gli ultimi, una chiesa-carità, morto ieri nella sua Genova.
Tanto amore per tutti e due. Tanti tributi specialmente dalla parte più vitale di questo paese: i giovani, che affollano da stamattina twitter e facebook con saluti, baci, lacrime, ricordi. Due grandi simboli di vita dedicata a liberare gli oppressi, Giovanni dal giogo della mafia, Andrea da quello della povertà, dell’emarginazione, dell’esclusione sociale dei “piccoli” da parte dei “grandi” della politica, dell’economia, talvolta anche delle gerarchie ecclesiastiche.
Un saluto a due grandi uomini, un grande magistrato e un grande prete, spesso isolati, osteggiati, combattuti all’interno delle loro “categorie”, dei loro “ordini”, ma per questo coraggio oggi portati ad esempio da tutti quelli che credono ancora che ci sia una speranza di cambiare.
Ps. Oggi a Soverato, alle ore 19 al Miramare sul lungomare Europa, l’Osservatorio Falcone-Borsellino ricorderà la figura di Giovanni Falcone.
Teresa Pittelli @teresapittelli