Punendo solo le situazioni “abusive”, ma non i responsabili delle stragi ambientali, si rischia l’impunità per i danni a opera delle società petrolifere autorizzate alle ricerche nelle nostre acque. Mar Ionio compreso.
di Oreste Montebello
La legge sugli eco-reati invece di contrastare gli scempi ambientali in tema di trivellazioni rischia di favorirli. Questa la critica sostanziale alla nuova normativa approvata in parlamento da parte del comitato No Triv Calabria e dell’associazione Fabrikando il Futuro Crotone, che hanno organizzato nei giorni scorsi una conferenza stampa nella sala della giunta provinciale di Catanzaro. “Esprimiamo totale dissenso per questa legge che di fatto non persegue nel concreto i diretti responsabili delle stragi ambientali, come i biocidi”, ha spiegato Salvatore Belfiore, portavoce dei No Triv. “Ci fa specie che nel parlamento non si sia alzata una voce di dissenso tra tutto il Pd, M5S e la stessa Sel”, ha aggiunto Belfiore, “dal momento che se si è dentro ai conflitti ambientali non si può non dissentire.” “La legge non fa alcun cenno alla tecnologia utilizzate dalle multinazionali del petrolio nei nostri mari, il cosiddetto air gun (esplosivi sottomarini usati per la ricerca di idrocarburi) – ha specificato Pino Greco, presidente Fabrikando – e questa omissione è la manifestazione degli interessi economici che stanno dietro alla promulgazione di leggi spacciate per tutela della salute pubblica”. Greco ha ricordato inoltre che “non si fa alcun cenno alla possibilità retroattiva di tali sanzioni: le vittime di radiazioni di Amantea e Paola della nave dei veleni – ha chiesto – da chi saranno risarcite? E per l’Ilva di Taranto?”. L’attivista ha lamentato anche il mancato cenno alla normativa transnazionale. “Molte multinazionali che inquinano indiscriminatamente in Italia hanno sede in America e in Canada. Risulta quindi chiaro che, specie nella nostra terra, nella quale moltissimi degli ecomostri sono stati autorizzati dalle amministrazioni locali, vedi biomasse nella Presila, discarica Battaglina a Girifalco, trivellazioni petrolifere a Capo Colonna e Sibari, sarà sempre più difficile opporsi e manifestare il dovuto dissenso, se lo Stato stesso è schierato dalla parte degli investitori il cui unico interesse è solo economico”.
Nodo fondamentale delle critiche alla legge è la punizione dei soli comportamenti “abusivi”. “La legge sembra non considerare l’impatto inquinante e distruttivo delle esplosioni sottomarine (air gun) necessarie alle tecnologie di ricerca ed estrazione petrolifera, specie in una terra come la Calabria che ha un altissimo rischio sismico e un equilibrio morfogeologico molto instabile. Ricordiamo ancora una volta che le trivellazioni e il petrolio non sono il nuovo sviluppo economico, investire nel 2015 in questo modo sulle fonti fossili, in spregio a qualunque tipo di tutela del patrimonio culturale e archeologico (trivelle di fronte al parco archeologico di Capo Colonna e trivelle a pochi passi dal parco archeologico di Sibari) esprime davvero l’ assoluta lontananza e noncuranza delle istituzioni in merito alle vere istanze dei cittadini: la salute, la tutela e il vero progresso”, ha concluso Belfiore. Esempio ne è l’autorizzazione ministeriale alla Northern Petroleum Ltd (UK) nel 2012 per effettuare ricerche petrolifere nel mar Jonio calabrese utilizzando strumenti e metodi di indagine meglio conosciuti come “air gun” e “cracking”. Nello sparare aria compressa ad altissime pressioni sotto il fondo marino, la Northern Petroleum provoca effetti negativi su diverse specie acquatiche e mammiferi marini come delfini e balene. A risentirne soprattutto i cetacei e le tartarughe, con effetti definiti “devastanti” secondo il Gruppo di Intervento Giuridico Onlus. Le multinazionali però, tra le quali Eni e le sue controllate, potranno d’ora in poi opporre a chi protesta il loro essere “autorizzate”, pur in presenza di danni ambientali. Del resto la stessa azienda ricorda che negli ultimi 13 anni la Regione ha incassato royalties per 99 milioni di euro. “La parola “autorizzati” è il già visto sistema a piede di porco che scardina con un gioco linguistico tutto un sistema tecnico giuridico”, ha spiegato Natale Calabretta, ingegnere e attivista crotonese, “tradendo di fatto lo spirito delle leggi e aprendo le porte a un condono per i potenti”. A fronte di questa situazione, solo la sensibilizzazione dal basso dei calabresi portata avanti da associazioni come il comitato No Triv e Fabrikando può servire a una presa di coscienza e a una mobilitazione di massa a tutela della salute collettiva e del futuro delle nuove generazioni.