Riproponiamo il pezzo scritto lo scorso novembre, dopo che l’allarme è stato rilanciato ieri da Presa Diretta. Fiorella Mannoia firma una petizione insieme ai genitori: “C’è puzza di bruciato”.
Sono circa 30 mila i bambini e ragazzi allontanati dalla famiglia ed entrati nel circuito dell’accoglienza, secondo le stime un po’ datate delle quali dispone il ministero del lavoro e delle politiche sociali al 31 dicembre 2011. Circa la metà è già in affido familiare mentre l’altra metà si trova in strutture di accoglienza (si parla di 39 mila bambini considerando anche gli adottati). “La mancanza di dati aggiornati è un’anomalia del nostro paese. L’indagine è stata affidata dal ministero all’istituto degli Innocenti di Firenze ma i risultati sono carenti anche perché non tutte le Regioni inviano i dati”, spiega Andrea Zorzelli, vicepresidente dell’associazione Finalmente liberi che si occupa di indagare più a fondo il fenomeno degli allontanamenti dei minori dalle famiglie, in drastico aumento e molto significativo in confronto a paesi come Francia o Germania che hanno percentuali di allontanamenti pari a meno di un terzo. “Ci siamo appena costituiti come associazione ma finora abbiamo lavorato come commissione d’inchiesta, cercando di far luce su parecchie stranezze, ad esempio le forti differenze regionali sulle rette corrisposte alle comunità”, continua Zorzelli, ricordando che “si va da cifre record come 428 euro al giorno per minore a minimi di 70-80 euro”.
Zorzelli rileva “una mancanza di controlli nella spesa e nella rendicontazione del denaro pubblico destinato alle strutture”. Presidente dell’associazione è Cristina Franceschini, avvocato che segue decine di casi di genitori che lottano per riavere i propri bambini. “Il sospetto è che dietro gli allontanamenti facili e prolungati possa esserci un grosso giro di affari che include cooperative, ditte varie e pezzi del settore pubblico in un intreccio poco trasparente di interessi”, spiega Zorzelli. Esempio tipico che l’associazione si batte per far conoscere è il conflitto di interessi che riguarderebbe non pochi giudici onorari, incaricati dai tribunali di decidere insieme ai togati sulle sorti di un minore e della sua famiglia. “Il numero dei giudici in conflitto perché ad esempio vantano incarichi o siedono nei cda delle strutture di accoglienza è considerevole, noi ne abbiamo contati ben duecento”, dichiara Zorzelli. Con l’associazione collabora anche Francesco Morcavallo, ex giudice del tribunale dei minori di Bologna, dimessosi dalla magistratura in dissenso su queste prassi, che ha parlato senza mezzi termini di “mercato degli affidamenti da due miliardi di euro all’anno”, anche in un recente servizio de Le Iene. Dubbi e sospetti sono però ribaltati da Giovanna Sammarco, presidente del Consiglio dell’ordine degli assistenti sociali del Lazio. “Come in tutte le professioni c’è chi può sbagliare, ma io non punterei il dito su presunti interessi o superficialità degli operatori, che spesso lavorano con passione e onestà senza essere neanche pagati regolarmente”, spiega Sammarco.
“Il punto è un altro: la scarsa attenzione riservata ai servizi sociali, che sono puntualmente la cenerentola del settore pubblico. Maggiore investimento sul sociale – chiarisce Sammarco – significherebbe migliori chance di svolgere il lavoro in tutta la sua complessità e delicatezza o di fare adeguata prevenzione, senza arrivare all’emergenza”, conclude Sammarco. La presidente dell’ordine sottolinea anche che “l’ordine sta investendo molto in formazione” e ribadisce che “prima di togliere un bambino si fa una lunga valutazione di tutti gli elementi, decidendo nel suo esclusivo interesse quando ci sono abusi o gravi rischi nel restare a casa”. Intanto quel barometro delle tendenze sociali che è diventato facebook registra sempre più gruppi di genitori ai quali sono stati portati via i figli. “Spesso l’allontanamento avviene non per abusi, maltrattamenti o incurie gravi, che sarebbero i casi previsti dalla legge, ma su presupposti vaghi e opinabili, basati su indagini psicologiche sui genitori o sulla loro conflittualità. Il problema sta diventando epidemico ma non sembra che si abbia voglia di affrontarlo, e allora i genitori si sentono abbandonati e chiedono aiuto, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema”, spiega Rossella Pannocchi, fondatrice del gruppo Insieme per Stella che conta circa 15 mila iscritti. Dal gruppo è partita una petizione per chiedere più controlli e tutele per i bambini allontanati senza giustificato motivo dalle loro famiglie.
Prima firmataria la cantante Fiorella Mannoia. “Invece di spendere dagli 80 ai 300 euro al giorno per tenere i bambini in istituto, si spendano per mettere in condizioni la madre di occuparsene. Ma ci rendiamo conto di che cosa vuol dire vedersi strappare via i figli? Dai non scherziamo, che 40 mila bambini sottratti alle madri mi sembrano davvero troppi. I casi di maltrattamenti, abusi, alcool e droghe non superano il 3%. E tutti gli altri? Siamo sicuri che siano tutti giustificati? Io no. Troppo denaro gira intorno a questo argomento, e dove gira tanto denaro c’è sempre puzza di bruciato. Ma non sulla pelle dei bambini, questo proprio no”.
Teresa Pittelli
Ciao ho da 9 anni no ho visto figlie io vado il servì se sociale di Reggio Emilia .loro cercano un motivo per mandar e a galera sono stanchi di queste legge di m***a