Mentre per Wanda Ferro scende in campo con forza l’ex governatore Pino Nisticò, lancia in resta contro i vecchi nemici diessini Bova e Adamo…
Lorenzo Cesa scende in Calabria a sostegno dei candidati Udc e da Soverato, dove sostiene la giovane Selena Lorenzo, mette il sigillo all’accordo con il Pd per il dopo-elezioni. “Noi proponiamo di replicare lo schema nazionale governando insieme alla sinistra, che senza di noi non va da nessuna parte”, è il messaggio esplicito del leader scudocrociato. La Calabria grande laboratorio, insomma, del nuovo partito di centro che Cesa spera di poter annunciare già a metà della prossima settimana, con gruppi parlamentari unici ma anche nuovi circoli sul territorio e campagna tesseramenti. “Non sarà una fusione a freddo Udc-Ndc, ma un polo dei moderati che può contare sui Popolari per l’Italia, pezzi di Scelta Civica e altre aggregazioni”, spiega Cesa, annunciando anche eventuali primarie di partito.
Un piano che prevede di governare a Roma con Renzi e a Catanzaro con Oliverio, convinti di superare l’8% e accusando di trasformismo “vergognoso” chi se n’è andato, come il consigliere uscente Gianluca Gallo. Su questo aspetto si sorvola un po’ sul fatto di aver governato fianco a fianco con Scopelliti fino a ieri. Un nome, quello dell’ex governatore reggino, capace in effetti di creare momenti di imbarazzo, se non di confusione, sotto il cielo elettorale calabrese. Sui risultati dello scopellitismo in Regione, infatti, Cesa e i suoi vanno un po’ in ordine sparso. Dalla spontaneità della giovane Lorenzo che ha detto: “Se mio fratello è un assassino non è che lo sia anch’io, quindi se Scopelliti ha fatto degli sbagli non è colpa nostra”, ai distinguo del più scafato Cesa: “Noi rivendichiamo il buon operato dei nostri assessori”, fino a Franco Talarico, presidente del consiglio regionale, che invece sottolinea di non aver condiviso le dimissioni di Scopelliti, rivendica le cose buone fatte e gira con un libretto appena dato alle stampe dall’iperbolico titolo Luci senza ombre. Insomma questa discontinuità c’è o non c’è? Una domanda rivolta, pochi metri più in là, alla candidata di Fi Wanda Ferro, anche lei ieri a Soverato.
“Non rinnego l’uomo Scopelliti, ma rivendico totale discontinuità con metodi e azioni degli ultimi quattro anni. Non ho fatto nomine né ho firmato atti io, al contrario di altri”, dice Ferro, con una staffilata a Talarico che pochi minuti prima l’aveva definita “candidata a un seggio di minoranza”. Ferro è intervenuta a un incontro organizzato dall’ex goveratore Pino Nisticò, suo sfegatato sostenitore, soprattutto ora che nel campo avverso intravede l’ombra dell’odiato Nicola Adamo. Per Adamo e Peppe Bova, autori del ribaltone che nel ’97 lo depose dalla guida della Regione, Nisticò ha avuto parole piuttosto pesanti. L’ex governatore ha quindi rievocato i fasti della sua giunta, che spera ora possano essere ripresi da Wanda, da lui dipinta prima come “un sole che nasce sulle acque della perla dello jonio”, poi come “un’aquila che si libra nel cielo”. Encomi poetici a parte, Nisticò ha insistito sull’esigenza di scrivere una pagina nuova per la Calabria, rivolgendosi anche a Rosanna Squillacioti, ex manager all’asp di Reggio vicina a Scopelliti, che era in sala a dar man forte alla Ferro. Pagina nuova? Pare non sia facile per nessuno.
Teresa Pittelli