Si dimettono in massa. Si dimettono in dieci. Tutta la minoranza (consiglieri Antonello Gagliardi, Salvatore Procopio, Antonio D’Amato, Antonio Rattà, Totò Matozzo, Emanuele Salatino), tre dissidenti del Pdl (Sonia Munizzi, Ciccio Gualtieri e Giovanni Marrapodi) e l’ex vicensindaco Udc Salvatore Riccio.
I contatti tra i due fronti erano già partiti da mesi, si sono poi intensificati nel corso dell’ultima settimana, e alla fine il piano B, l’exit strategy per uscire da un’amministrazione che ormai stava stretta a troppi, e che scontentava alcuni, ha preso forma ieri in serata.
Le motivazioni contenute nella nota protocollata questa mattina in Comune parlano di una “forte convinzione che non è più possibile condividere l’operato del sindaco, connotato da personalismi ormai a tutti noti e non più riconducibile a un governo democratico del Comune, che dovrebbe essere improntato al sereno confronto con i consiglieri e i partiti che lo hanno sostenuto”.
Alla base della decisione, però, guerre intestine legate anche e soprattutto a divergenze sull’assegnazione degli assessorati (il sindaco Leonardo Taverniti aveva, ad esempio, appena nominato Antonio Gallucci al bilancio, scontentando il coordinamento cittadino del partito che, insieme a Munizzi e Gualtieri, “sponsorizzava” invece Giovanni Marrapodi per quel ruolo), e una conduzione dei rapporti non proprio diplomatica da parte di Taverniti, che a fine anno aveva defenestrato Salvatore Riccio, uomo forte dell’Udc sul territorio e politico navigato, che non gliel’ha mai perdonata. E a fare da ufficiale di collegamento tra “gli uomini del presidente” Munizzi e quelli della minoranza, infatti, è stato proprio Riccio, un passato di governo gomito a gomito con esponenti dell’opposizione, un presente da amministratore in guerra con Taverniti (e da questi defenestrato alla fine dell’anno scorso), un futuro da probabile candidato in un nuovo schieramento. Ma è presto per parlare già di elezioni. Ora alla città tocca un anno di commissariamento. E che Dio ce la mandi buona.
Riccio, dal canto suo, non nasconde di essere il principale ispiratore di questa sfiducia collettiva a Taverniti, e pare che parlando di quest’ultimo si sia lasciato scappare con i più intimi un pensiero rivolto al fatto di essere stato l’artefice della sua vittoria, e di essere ora colui che l’ha tolto. A confermare l’importanza del suo ruolo nel mandare a casa il sindaco, c’è anche il fatto che proprio Riccio sia stato delegato dagli altri colleghi di maggioranza (tranne Procopio che ha firmato successivamente) a comparire nelle scorse ore davanti a un notaio di Catanzaro, che ha certificato e autenticato le firme dei consiglieri dimissionari.
Raggiunto al telefono, Riccio si dice però dispiaciuto per la situazione di Soverato, ma proprio per questo convinto che la scelta di porre fine a un’amministrazione bloccata – scelta che è comunque maturata anche e soprattutto in una parte del Pdl – sia stata fatta pensando al bene della città e al suo futuro. L’ex vicesindaco sottolinea anche che responsabilmente si cercherà di dare una mano al commissario per quello che è possibile, nella delicata fase che si apre ora, e che dovrà traghettare la città alle elezioni.
Teresa Pittelli @teresapittelli