Ma l’ex presidente del consiglio comunale ora piace anche a destra.
Ricorda il Gian Burrasca di Bertelli, quello che ne faceva di tutti i colori. E in effetti il venticinquenne Emanuele Salatino ha fatto passare notti agitate al “suo” sindaco Ernesto Alecci e compagni già molto prima della fatale scelta compiuta all’alba del 15 ottobre, quando si è dimesso con altri sei consiglieri decretando la fine anticipata della consiliatura dopo soli quattro mesi. Il patema è cominciato subito, a pochi giorni dalla vittoria elettorale. Neanche il tempo di festeggiare che lo sconfitto gruppo Manti (Fi-Udc-Fdi) ritiene che lui e altri due candidati possano esser stati assenti al momento della sottoscrizione della candidatura, e le loro firme non autentiche. Ne nasce un ricorso al Tar per invalidare il risultato elettorale, la cui udienza resta fissata al 7 novembre, nonostante gli eventi abbiano superato i tempi giudiziari. Salatino, assunta nel frattempo la prestigiosa carica di presidente del consiglio comunale, come il Giannino novecentesco non riesce però a stare lontano dai guai: a fine agosto i media pubblicano la notizia dell’aggressione a pugni subita in discoteca, con naso rotto e venticinque giorni di prognosi per lui e denuncia nei confronti degli aggressori. Un fattaccio che avrebbe potuto dare l’impressione che il presidente del civico consesso fosse coinvolto in una rissa notturna poco consona alla sua carica istituzionale. Ma tra comunicati rassicuranti sulla dinamica dei fatti e ringraziamenti alle forze dell’ordine, Salatino supera anche questa.
Appena tolta la medicazione al naso, sfoggiata al consiglio comunale del 1° settembre, cominciano però i mal di pancia. “Non è un mistero che io sia in crisi sul tema dei conti e mi chieda quale sia il bene della città”, confessava Salatino a Il Garantista a metà settembre, in dubbio sul piano di riequilibrio approvato dalla maggioranza e invece sempre più vicino all’idea del dissesto. E infatti, appena due settimane dopo, boccia il budget 2014 insieme ad altri due consiglieri di Verso il futuro. Una pietra tombale sulla tenuta dell’amministrazione. Protagonista anche dei tira e molla dei giorni successivi, quando Alecci&co speravano di “recuperarlo”, sarà invece lui a protocollare le dimissioni dei sette. Risoluto, baldanzoso, spesso irriverente, arrivato in consiglio comunale nel 2011 con 216 voti, lievitati a 245 nell’ultima consultazione, dopo le ultime prodezze amministrative il ragazzo ora piace anche a destra.
Tanto che Azzurra Libertà, il movimento giovanile di Fi presentato sabato scorso, l’aveva annoverato tra i suoi ultimi acquisti con un post semi-scherzoso sul profilo facebook del giovane coordinatore provinciale Andrea Maellare. Una boutade subito smentita da Salatino, che ricorda il suo impegno tra i giovani democratici, anche in assemblea regionale, e il suo sostegno a Mario Oliverio. Per il futuro, comunque, avversari e compagni di viaggio sono avvertiti: sono già due amministrazioni che il “feroce Salatino” (anche) con la sua firma butta giù.
Teresa Pittelli