Celebrati i 40 anni pur tra assenze istituzionali e suspense politica
Sono andate in scena due rappresentazioni giovedì sera in piazza Maria Ausiliatrice: da una parte la celebrazione del quarantennale dalla dichiarazione di Soverato “città” da parte del presidente della Repubblica dell’epoca, Giovanni Leone, dall’altra il melodramma politico della maggioranza comunale ancora divisa e alla ricerca di un equilibrio nei rapporti interni. E la singolare coincidenza dei due momenti non poteva sfuggire, dal momento che ha reso ancora più carica di nostalgia ed emozione la celebrazione della Soverato ormai mitica degli anni ’70, stretta intorno ai suoi amministratori e al suo sindaco Antonino Calabretta, che a furia di insistere ottenne per la sua comunità il prestigioso titolo. Un traguardo che accompagnò con una lettera incorniciata dal tricolore, recante le famose parole “stringiamoci tutti intorno al nostro Gonfalone e con l’aiuto di Dio continuiamo nel nostro cammino” impresse ancora nella memoria di tutti, ora riprodotte sulle cartoline commemorative fatte stampare dal Comune.
Tanti i momenti commoventi della festa: la lettura della lettera inviata da don Alfonso Alfano, altra presenza fondamentale della Soverato di quegli anni, il recital di Tonino Pittelli e dei Sognattori che racconta in forma rocambolesca e ironica l’iter intrapreso da Calabretta e dai suoi sostenitori, figure storiche di soveratani comprese, per guadagnare il titolo, inclusa la leggendaria discesa a Soverato del fratello del capo dello stato, Carlo, invitato da Aldo e Mario Casalinuovo (suoi colleghi avvocati, il primo allora presidente dell’ordine nazionale forense), e rimasto colpito dalle bellezze paesaggistiche, dal patrimonio culturale, dall’imponenza dei servizi scolastici, amministrativi e sanitari, dall’impronta dei salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Autore del memoir Gianni Calabretta, commosso quando è stato chiamato a leggere alcune parole di suo padre. Ulderico Nisticò ha invece illustrato il gonfalone e alcuni aspetti della storia e della cultura cittadine.
Momento decisivo il discorso del sindaco Ernesto Alecci, che non ha nascosto la grave difficoltà che sta vivendo il Comune, ricevendone applausi e incoraggiamenti da parte del pubblico. Ma intanto pesano le assenze, quelle di Vittoria Ciaccio e Gabriele Francavilla, due dei tre consiglieri che hanno mandato in crisi la maggioranza bocciando il bilancio preventivo in aula. Presente invece il terzo “dissidente”, Emanuele Salatino, presidente del consiglio comunale. A riflettori spenti poi, quando in piazza erano rimasti solo amministratori, politici e loro entourage, si poteva assistere al balletto dei saluti, delle strette di mano, delle traiettorie per incontrarsi o per evitarsi tra amministratori, ex amministratori, politici e politicanti. Si prova a ricucire. Si prova a resistere e andare avanti. La politica è la “forma più alta di carità”, citando Paolo VI, o interesse e prestigio personali? Forse uno sguardo al passato, al valore di alcuni uomini che hanno fatto la storia della città, in questo momento non farebbe male.