“Non c’è più tempo, l’ospedale sta sbaraccando!” Incontro dei primi cittadini del soveratese con il dg Catalano
Subito le deroghe al blocco del turn over e tutte le soluzioni che è possibile attivare per tenere aperti i reparti in crisi dell’ospedale di Soverato. Una richiesta da recapitare al commissario regionale alla sanità Luciano Pezzi, con ricevuta di ritorno a stretto giro, nel senso che non è più possibile aspettare. La domanda di intervento urgente, correlata da un invito a essere incontrati in settimana, sarà girata a Pezzi attraverso il nuovo dg facente funzioni del’asp, Mario Catalano, che lunedì ha partecipato alla riunione dei sindaci del comprensorio convocata dal primo cittadino di Soverato, Ernesto Alecci, per fare il punto sul progressivo indebolimento dell’ospedale cittadino. Presenti in massa all’incontro operatori sanitari, pazienti e utenti. Ognuno di loro ha fatto presente che le carenze sempre più gravi stanno mandando in malora una struttura che per numero e qualità di prestazioni, 24 mila solo in ps, oltre 2 mila in chirurgia, non dovrebbe essere chiusa ma potenziata. Eppure i freddi numeri del cosiddetto piano di rientro deciso al tavolo ministeriale “Massicci”, richiamato anche da Catalano, dicono che non ci sarebbero risorse per rimpiazzare i medici che vanno in pensione lasciando sguarniti i reparti, né per acquistare presidi sanitari rotti, malfunzionanti, mancanti.
Una situazione da terzo mondo che sembra preludere allo stop di molti reparti, dalla storica pediatria lasciata ormai con due sole dottoresse e chiusa di notte, alla ginecologia che anche a causa di questa situazione nel 2014 raggiungerà sì e no 300 parti contro i 500 richiesti per tenere aperta l’Uo (come ha riferito il primario Domenico Perri, presente all’incontro), all’ortopedia dove a operare sono rimasti in pochi. “Sono un trapiantato e ho bisogno di ecografie, ma all’ospedale di Soverato da tre mesi non si fanno. Cosa devo fare, chiamare i carabinieri per interruzione di pubblico servizio?”, ha esclamato un paziente rivolto direttamente a Catalano. “Vedo che possiamo garantire sempre meno ai nostri pazienti. Ad esempio prima risolvevamo le fistole da soli, poi si sono pensionati due chirurghi e ora devo mandare i malati a Cosenza, in clinica privata – ha raccontato Giovanni Mazzitello, giovane nefrologo assunto da poco all’ospedale. “Ma paga sempre l’asp, non è un controsenso?”, chiede. “Non ci sono mai soldi per mantenere il servizio – prosegue Mazzitello – poi però si legge che per altre cose ce ne stanno a fiumi”.“Ci sono bambini che ormai vengono mandati in Sicilia, non è questione di chiusura di Soverato o meno, perchè anche Catanzaro è allo stremo e a Lamezia la terapia intensiva neonatale sta chiudendo”, spiega Teresa Ciambrone, rimasta a presidiare la pediatria che solo pochi anni fa vantava una squadra di medici e un centro di fibrosi cistica conosciuti anche oltre regione. “E’ che questo territorio non sta assicurando l’assistenza sanitaria minima ai neonati”, rileva la dottoressa. Accorati anche gli interventi dei sindaci. Per tutti Leo Procopio, sindaco di Montauro. “Mi aspetto che il dg presenti un progetto e ci chiami a sostenerlo, noi siamo disponibili”. In mancanza di risposte, i sindaci si dicono pronti a chiedere udienza al ministro della sanità Beatrice Lorenzin.