Interviene l’ex sindaco di Soverato Raffaele Mancini. “Il dissesto è stato usato come strategia elettorale. Chi parlava di trenta-quaranta milioni di debiti dovrebbe dimettersi o ammettere l’errore”. Ma il gruppo Manti torna a segnalare buchi e incongruenze nel piano, che boccia in un documento diffuso dal gruppo Fi-Udc-Fdi.
La seduta del consiglio comunale di lunedì, oltre a segnare l’importante passaggio del sì al piano di riequilibrio del Comune, è stata anche teatro di botta e risposta che la dicono lunga sulla faida ancora in corso nel centrodestra soveratese. Da un lato Salvatore Riccio, attuale vicesindaco ed ex assessore al bilancio nella giunta Mancini e all’urbanistica nella giunta Taverniti, potente uomo-preferenze per dieci anni sotto le insegne Udc. Dopo la rottura con l’ex sindaco forzista Taverniti, Riccio ha lasciato l’Udc di Francesco Manti rimasto fedele al cartello Fi-Udc, ed è entrato nel Nuovo centro destra, alleato con il Pd nella lista civica che ha vinto le elezioni. Seduto accanto al sindaco Alecci, all’atto di approvare un documento di enormi implicazioni politico-economiche, Riccio “non si è tenuto” quando Manti, lo storico amico e sodale nell’Udc ora diventato acerrimo avversario, dai banchi della minoranza ha insinuato il dubbio che la scelta del riequilibrio sia “un’azione prettamente politica a esclusiva tutela di situazioni passate”. Il riferimento di Manti è alla possibilità di evitare le sanzioni a carico degli amministratori e dei revisori che si siano resi responsabili del dissesto. Responsabilità che dalle parti di Fi si imputano in particolare alla seconda giunta Mancini, e quindi a suoi esponenti-simbolo come Riccio. “Ma come? Tu che per dieci anni hai designato gli assessori al bilancio, tu che mi hai voluto fortemente in quel ruolo, hai il coraggio di parlare di responsabilità nel dissesto?”, ha replicato Riccio indispettito. Il vicesindaco ha poi rivendicato la sua azione di contenimento della spesa “per circa il 30% nei quindici mesi da assessore al bilancio”. “Le amministrazioni Mancini hanno sempre pagato un grosso scotto ai buchi precedenti, basta pensare al mega risarcimento Paparo, lasciando un ente che dopo aver pagato ha ancora un grande patrimonio immobiliare mai svenduto, e che può ora pensare al risanamento”, si è sfogato Riccio a margine.
E a intervenire il giorno dopo per rafforzare il concetto è lo stesso Raffaele Mancini, sindaco di Soverato dal 2001 al 2011. “Un consulente scettico sui piani di riequilibrio, oltre che prestigioso funzionario della Ragioneria come il dottor Campolo, ha formulato un piano che presenta un disavanzo di 2,6 milioni di euro da ripianare, più circa 3-4 milioni da prevedere nel fondo passività potenziali”, osserva Mancini. “Dove sono quindi quei 40 milioni di debito immaginati e sventolati tante volte negli ultimi anni finché in molti ci hanno creduto davvero? Ora si capisce che si trattava solo di campagna elettorale condotta gettando fango sulle precedenti amministrazioni: il dissesto come strategia politica” conclude Mancini, secondo il quale “chi ha predicato per anni l’esistenza di trenta o quaranta milioni di debito dovrebbe ora dimettersi o ammettere l’errore”. Fin qui l’orgoglio manciniano, che si poggia ora sui numeri del “piano Campolo”.
Il gruppo Manti però non ci sta. E nel documento consiliare ne sottolinea le tante incongruenze, citando tra l’altro gli 11 milioni di un contenzioso inseriti nelle attività potenziali e invece aleatori, l’incapacità di riscossione, l’inattendibilità del disavanzo, i pesanti accantonamenti da fare per mutui e fondo svalutazione crediti, la mancanza di controlli di gestione. Un mix “devastante”che secondo il gruppo Fi-Udc-Fdi produrrebbe in dieci anni un’altra trentina di milioni di debito. Tutti elementi che, come hanno messo in risalto nei rispettivi interventi consiliari Manti e Katya Urzino (Fdi), erano stati già valutati negativamente dalla Corte dei conti. Ecco perché secondo il gruppo Manti l’operazione è “un accanimento terapeutico” senza alcuna chance di andare in porto.
A questo punto, davanti a visioni così antitetiche di quale sia il bene della città, occorre riflettere sui numeri in gioco, almeno quelli conosciuti, e su quale sia il male minore: dare alla giunta Alecci la chance, chiesta di nuovo ieri dagli assessori, per provare a mettere in campo “azioni virtuose per il risanamento”, oppure arrendersi ai commissari liquidatori? A pronunciare l’ultima parola sarà la Corte dei conti tra qualche mese.
Teresa Pittelli