Comuni in ritardo, uffici tecnici in difficoltà e beni culturali della provincia di Catanzaro che rischiano ora seriamente di non ricevere più i finanziamenti già stanziati per il loro recupero, restauro e una maggiore fruibilità da parte dei visitatori. Una scure che si abbatte su ben quattro siti catanzaresi su cinque, proprio mentre la stagione turistica entra nel vivo. La nota di Mario Caligiuri, assessore regionale alla cultura, è arrivata ieri e ha gelato sindaci e uffici tecnici, alcuni dei quali non se l’aspettavano. Caligiuri ha annunciato, infatti, che cinque dei quaranta progetti previsti mancano all’appello, cioè non sono stati ancora trasmessi nonostante la Regione abbia chiesto già dallo scorso ottobre i progetti esecutivi, con “ripetute sollecitazioni scritte e verbali”. Un ritardo che ha indotto gli uffici regionali ad avviare la procedura di definanziamento delle opere, con il conseguente scorrimento della graduatoria.
Ma vediamo quali sono i progetti nel mirino della Regione, cominciando dall’area archeologica di Soverato antica, di grande rilevanza storica e importanza turistica. I 250 mila euro del progetto approvato a fine 2012 sarebbero serviti a restaurare, mettere in sicurezza il sito e completare gli scavi. Un intervento a lungo invocato dai cittadini, che difficilmente possono accedere all’area e goderne la bellezza, dal momento che la zona è un po’ abbandonata e non pienamente fruibile. Eppure il finanziamento era stato a lungo pubblicizzato come cosa fatta dall’amministrazione pidiellina dell’epoca, alla quale è succeduta nella primavera del 2013 la commissaria Maria Virginia Rizzo. Stessa amara sorpresa per la Chiesa di S. Domenico di Badolato (Cz), borgo medievale arrampicato sulle colline a pochi chilometri dalla costa jonica. La chiesa, un gioiello del XVII secolo, ex monastero domenicano, con 350 mila euro avrebbe dovuto essere ristrutturata a cominciare dalla copertura del tetto fatiscente, che rischiava di deteriorare anche l’interno con i suoi preziosi dipinti, tra i quali affreschi di Guglielmo Borrenaus, S. Colloca e di un discepolo di Francesco Cozza. Quindici giorni fa, però, la doccia fredda: il Comune aveva già ricevuto il no della soprintendenza ai beni culturali, con una motivazione che richiamava il mancato ottemperamento ai principi innovativi del restauro. Una decisione difficile da mandar giù per gli uffici comunali, mentre il commissario straordinario Mauro Passerotti nei giorni scorsi aveva già avviato una corrispondenza con agli enti coinvolti, tentando il tutto per tutto per salvare il finanziamento.
Sotto la scure della Regione cadranno anche i lavori di restauro del Castello dei Conti d’Aquino di Belcastro (Cz), che aveva ottenuto un finanziamento per 300 mila euro per interventi sui resti della fortezza che in età medievale era stata possedimento della famiglia D’Aquino, famiglia che diede i natali a S. Tommaso, il quale avrebbe ricevuto qui il sacramento del battesimo. Lo stanziamento più grosso che la Regione si riprende indietro, ben 700 mila euro, era andato al Comune di Acconia di Curinga (Cz), piccolo centro del lametino un tempo denominacato “Laconia” e conosciuto già dai greci e dai romani, che ne fecero una stazione di posta importante tanto da costruirvi un edificio destinato alle terme. I soldi sarebbero serviti agli scavi, ai restauri, all’apparato didattico, agli impianti di sicurezza e alla sistemazione dell’area per la pubblica fruizione. Non tutto è perduto, però. A quanto risulta, i Comuni che si metteranno al passo nei prossimi giorni, con l’invio a strettissimo giro della documentazione richiesta, potranno interrompere la procedura e sperare ancora nelle risorse per la salvaguardia dei propri tesori culturali.