Don Michele Fontana: “La mafia si combatte a pallonate”

Don Michele a Sibari con alcune ragazze della parrocchia
Don Michele a Sibari con alcune ragazze della parrocchia

Dal quartiere “dormitorio” alla comunità parrocchiale che coinvolge centinaia di ragazzi e bambini, sfornando anche talenti in erba

Don Michele Fontana è un giovane sacerdote di periferia. Una piccola parrocchia del soveratese, la sua, quella di Satriano Marina, quartiere che qualcuno potrebbe definire “dormitorio”, abitato da molte nuove famiglie, che vuoi per i prezzi più bassi di case e terreni, vuoi per l’aria di tranquillità del posto a metà strada tra città, mare e campagna, si sono trasferite qui dal soveratese. Per andare però ogni giorno in auto a lavorare e vivere nelle vicine Soverato e Catanzaro, essendo ancora poco sviluppati i servizi in zona, del tutto assenti i collegamenti ciclabili o ferroviari.

Un non luogo, direbbe il sociologo Marc Augè. E invece no, non del tutto, grazie in buona parte all’enorme lavoro di don Michele, che con pazienza nel giro di pochi anni è riuscito ad aggregare intorno alla parrocchia circa duecento persone, praticamente la quasi totalità dei bambini e dei ragazzi, coinvolgendoli in mille attività, dall’oratorio al catechismo, dal gruppo scout allo spettacolo, alle squadre di calcio a cinque e pallavolo. C’era anche lui a Cassano da papa Francesco, sabato, con i suoi ragazzini, le loro famiglie, i suoi preziosi collaboratori e animatori, circa cento cappellini rossi pigiati in due pullman. E il messaggio del Papa, che di fatto condanna non solo gli ‘ndranghetisti ma anche chi non li isola, nella Chiesa e nelle istituzioni, sembra fatto apposta per indicare la strada giusta: quella Chiesa dei giovani preti di frontiera, degli educatori, della comunità di base. La Chiesa dei don Michele. Che in territori potenzialmente a rischio disoccupazione e marginalità gioca un ruolo importante nel sottrarre ragazzi a eventuali richiami di soldi e successo facili (anche la tradizione salesiana che irradia da Soverato è molto attiva in questo senso, vedi l’incontro pubblico con don Ciotti organizzato l’anno scorso dal direttore dell’istituto salesiano, don Gino Martucci, che nell’occasione invitò a parlare anche i genitori di Dodò, ucciso per errore nel 2009 a 11 anni in un campo di calcio a Crotone).

Don Fontana cosa cambia dopo la scomunica del Papa ai mafiosi?

“E’ un passaggio che va oltre la condanna già espressa più volte nel magistero della Chiesa, soprattutto calabrese, e chiude il cerchio con l’anatema di Papa Wojtyla, che nella Valle dei templi aveva chiesto ai mafiosi di convertirsi. Ora Francesco parla alla Chiesa, alle istituzioni e alla società invitandole a fare di più, a isolare i mafiosi perché non sono in comunione con Dio e operano contro il bene comune. Oggi quindi siamo meno soli nel contrastare questo male.

Già ma in concreto? Dovete rifiutare i sacramenti a persone in odor di ndrangheta?

Nel nostro territorio possono esserci persone implicate in attività poco limpide che vanno isolate. Ma non essendo realtà così evidenti e scoperte come altrove, quello che possiamo fare per mettere in pratica il messaggio del Papa è soprattutto combattere la cultura mafiosa.

E come?

Smontandone il linguaggio, gli atteggiamenti, la mentalità di cui spesso tutti noi siamo impastati, magari nel voler prevalere nei rapporti sociali e familiari, nel pensare che sia meglio commettere un sopruso piuttosto che subirlo, nell’affrontare i torti con arroganza. Una mentalità anche alla base del bullismo tra ragazzini, della legge del più forte in cortile o sul campo di calcio, cosa che si è verificata pure qui da noi. Siamo intervenuti con forza, convocando i genitori che hanno capito e ci hanno aiutato a spiegare la gravità di questi comportamenti, che certo non c’entrano niente con la mafia ma rappresentano un brodo di coltura nel quale la violenza può attecchire.

Campetto nuovo Laganosa S. Maria della Pace
Il nuovo campetto di calcio della parrocchia

Quali sono le punte di diamante dell’aggregazione giovanile in parrocchia?

Sono tante. Lo sport ci sta dando belle soddisfazioni, con i nostri ragazzi della Pgs calcio a cinque che sono diventati vice-campioni d’Italia. Il nostro campetto è l’unico punto di ritrovo per i giovani della zona, ed è un modo di avvicinare alla chiesa e ai suoi valori, alla competizione sana, all’impegno, ragazzini che magari da questo punto di vista sono a digiuno. Per parafrasare papa Francesco, spero di aiutarli a costruirsi un futuro di speranze realizzate, e a non farsele rubare da nessuno.

Teresa Pittelli

 

By Teresa

Giornalista, ora anche blogger, vive nei dintorni di Soverato con il marito Orlando e i due figli Viola e Luigi. Cerca di scrivere quello che di bello e di brutto succede nella sua terra, e conservare obiettività e serenità anche quando il contesto non aiuta.

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