Stavolta i sindaci del basso jonio, una ventina quelli riunitisi questa mattina nella sala consiliare del Comune di Soverato, fanno sul serio: sono pronti anche ad azioni eclatanti se non sarà riattivata subito la sala operatoria del reparto di ortopedia dell’ospedale cittadino, chiusa dallo scorso sabato pomeriggio con un provvedimento che a quanto pare ha lasciato di stucco medici, personale e sindaci del territorio. Il giovane neo-sindaco di Soverato, Ernesto Alecci, a colloquio tutta la mattina con il dg dell’asp provinciale, Gerardo Mancuso, è riuscito a contenere i suoi colleghi del comprensorio nei termini di un’interlocuzione ancora aperta con Mancuso, promettendo che nel giro di qualche ora avrebbe chiesto al dg nuove assicurazioni, in modo da arrivare a una soluzione nell’immediato. Se così non dovesse essere, però, i primi cittadini sono uniti nel voler fermare lo smantellamento dell’ospedale, passando dall’interlocuzione alle azioni da intraprendere.
Non ci stanno, i sindaci, a restare a guardare mentre, dopo la semi-chiusura di un reparto storico e di eccellenza come la pediatria (ridotto praticamente a un ambulatorio diurno senza degenze e senza assistenza di notte esclusa reperibilità per parto, ndr), ora potrebbe toccare a ortopedia. Nè si sentono molto rassicurati dalla soluzione-tampone prospettata da Mancuso nel colloquio riportato da Alecci, e cioè “la prossima assunzione di due medici sumaisti in convenzione, per colmare il buco d’organico che ha determinato la sospensione delle prestazioni in sala operatoria, dovuta solo a questo problema tecnico e non alla volontà di chiudere il reparto”.
La nuova puntata del thriller “smobilitazione dell’ospedale” la racconta in presa diretta il sindaco di Palermiti, Francesco Aloisi, che quel sabato 31 maggio era proprio lì, in visita alla zia che doveva essere operata al femore. “All’improvviso ci hanno comunicato che l’intervento non si faceva più, che la sala operatoria era stata chiusa e che avrebbero trasferito i pazienti in altre strutture regionali, con enorme disagio soprattutto per i degenti più anziani e spaesati”, ha ricordato Aloisi. Un racconto avvalorato dalle testimonianze dei medici presenti. Come Renato Barone, anestesista in servizio quel famoso pomeriggio, che ha parlato di “modalità vergognose e senza giustificazione”. Sono ben 2191 gli interventi effettuati nel 2013, oltre 20 mila le prestazioni in pronto soccorso, con il reparto di ortopedia che si è guadagnato il primo posto in Calabria per eccellenza negli interventi di artroscopia e ricostruzione del crociato e per chirurgia traumatologica delle fratture del femore, secondo la rivista Focus Salute 2013. Questi i dati riferiti da Barone, che rendono difficile comprendere il perché della scelta di depotenziare un presidio ospedaliero che è rimasto l’unico di un territorio vasto, al quale fanno riferimento almeno 50 mila persone che raddoppiano in estate. “Dopo le chiusure degli ospedali di Chiaravalle, Soriano, Serra San Bruno direi che questo territorio ha già dato, e non meritiamo di essere privati del nostro diritto alla salute, anche perché paghiamo le tasse come tutti gli altri”, ha tuonato Barone. E di lesione al diritto alla salute dei loro cittadini parlano più o meno tutti. A cominciare da Pino Pitaro, sindaco di Torre Ruggiero. “Si eliminano le prestazioni specialistiche di un reparto poco prima dell’estate, senza alcun confronto con il territorio, senza relazionarsi con i sindaci, ve lo dico io: sta accadendo quanto già successo a Chiaravalle, si va lentamente verso la chiusura!”, ha attaccato Pitaro, puntando il dito direttamente contro Mancuso, che secondo il sindaco opererebbe “in una situazione di illegittimità, con un atto aziendale non approvato e un bilancio bocciato”. Sulla stessa linea Concetta Stanizzi, prima cittadina di Stalettì, che ha lanciato la proposta concreta di “verificare le unità in soprannumero di Lamezia Terme e procedere con un ordine di servizio immediato per mandarle a Soverato”. Come fu fatto diligentemente e rapidamente la scorsa estate in senso inverso, hanno osservato parecchi sindaci, dirottando medici soveratesi a Lamezia Terme per una mancanza di personale.
Molto preoccupato Giuseppe Leto, sindaco di S. Caterina e ginecologo dell’ospedale soveratese. “E’ una cosa gravissima chiudere una sala operatoria, perché anche se se ne promette la riapertura intanto si è persa la continuità assistenziale, l’utente è disorientato e non si rivolgerà più a quella struttura”, ha chiarito Leto, che ha definito “oscena” la situazione di quel sabato pre-festivo, con le ambulanze che trasportavano i pazienti in altri presidi. Secondo Leto sarebbero “fandonie” le assicurazioni di Mancuso, e sarebbe in atto “un maldestro tentativo di chiudere tutto il reparto e di arrivare alla chiusura dell’ospedale, nonostante le promesse fatte al sottosegretario Vito De Filippo durante la campagna elettorale”. Pure Pino Ussia, sindaco di Guardavalle, infermiere nello stesso ospedale, è stato netto: “Ma quale mancanza di personale? Ci sono tanti imboscati negli uffici grazie alla politica, occorre fare un ordine di servizio per riportarli a lavorare in ospedale”, ha stigmatizzato, ipotizzando anche “un danno erariale, perché si utilizzano impropriamente mezzi del 118, consumando autoveicoli e carburante, per dirottare i pazienti da Soverato agli altri nosocomi”.
Contestano scelte e metodi dell’asp anche Francesco Fusto, sindaco di Borgia, Sandro Doria (S. Vito), Renato Puntieri (Olivadi) e Gerardo Mancuso (S. Andrea), mentre Antonio Corasaniti (Davoli) propone una cabina di regia dei sindaci in Regione, per monitorarne tutte le scelte in merito. Concreto Michele Drosi (Satriano), che ha ricordato il vuoto di potere che attualmente ingessa la Regione, con la quale sarà dunque difficile confrontarsi, e ha proposto la convocazione immediata dell’assemblea provinciale dei sindaci da parte di Sergio Abramo, primo cittadino di Catanzaro che la presiede. Dal pubblico, intanto, il consigliere appena rieletto Antonello Gagliardi, così come il professore Ulderico Nisticò, hanno avvertito dell’importanza di stare uniti come sindaci della provincia, senza aspettare necessariamente il coinvolgimento di Abramo.
E tra ipotesi di andare in pullman fino a Roma a protestare, o tenere una conferenza aperta in piazza prefettura a Catanzaro, Alecci ha riportato tutti alla speranza di un esito positivo del confronto di queste ore con Mancuso. Con un primo importante segnale: una riunione sull’ospedale molto seria e partecipata, nella sala consiliare del Comune di Soverato, su impulso del primo cittadino di una realtà che dimostra di voler mantenere e rafforzare il suo ruolo di servizio per il territorio, a partire dall’essenziale diritto alla salute.
Teresa Pittelli