Applausi per la due giorni di Herlitzka a Soverato

il soccombenteStraordinaria performance al Teatro del Grillo ne “Il Soccombente”
Un mostro sacro. Di bravura prima ancora che di fama e premi che gli piovono addosso come il Nastro d’argento alla carriera e il David di Donatello solo nel 2013. Per i soveratesi che lo avevano visto solo al cinema, magari in film che lo hanno reso notissimo al grande pubblico come Buongiorno Notte nel quale ha interpretato Aldo Moro nei giorni del sequestro, la due giorni di Roberto Herlitzka al teatro del Grillo di Soverato ne “Il Soccombente” è stata una full immersion nella pura genialità che può fare di un attore un mostro, appunto, di bravura. E che può rendere scorrevole, a tratti divertente e comunque imperdibile il testo tratto dal capolavoro dello scrittore austriaco Thomas Bernhard, difficilissimo da ridurre in chiave drammaturgica. Siamo a Salisburgo negli anni ’50. A un corso tenuto al Mozarteum dall’acclamato maestro Horowitz si incontrano tre giovani e dotati pianisti: Wertheimer, il protagonista del dramma, l’io narrante e Glenn Gould, musicista canadese destinato a diventare una leggenda di tutti i tempi del virtuosismo pianistico, soprattutto per le sua celeberrima interpretazione delle Variazioni Goldberg di Bach.
Roberto Herlitzka e Marina Sorrenti ricevono gli applausi del pubblico al Grillo
Roberto Herlitzka e Marina Sorrenti ricevono gli applausi del pubblico al Grillo

L’impatto dei due amici con il talento disumano di Gould, e forse ancor di più con la sua capacità di “ridere”, cioè di vivere, di non farsi schiacciare dalla sua arte seppur facendosene interamente possedere, è fatale. Per entrambi. Nel senso che tutti e due smetteranno di suonare, dopo essersi confrontati con un genio tale da farli sentire incapaci di continuare sulla stessa strada. Ma soprattutto per Wertheimer, il soccombente appunto, colui che non trova altre ragioni di vita, considerata la sua indole predisposta alla depressione, alla maniacalità, e che rimane impigliato a questo fallimento, e da questo si lascia divorare fino all’inevitabile suicidio. Centinaia di pagine di scrittura ossessiva e claustrofobica sono state adattate da Roberto Cappuccio per la regia di Nadia Baldi, che ha ambientato la piece in un essenziale spazio circondato da pareti di lavagna sulle quali i due attori in scena tracciano segni e disegni del testo recitato, e dotato di una sedia medica dove è adagiata una figura femminile. L’inserimento di quest’ultima è un espediente per fare da controcanto al monologo di Herlitska, con l’ossessiva ripetizione da parte della donna (Marina Sorrenti) del verbo “Pensai”, e di poche altre espressioni che fanno da coscienza dialogante con il narratore, e che impersonano in seguito la sorella di Wertheimer, da lui vessata-amata-odiata, e la padrona della locanda con la quale Wertheimer intrattiene una relazione.

Insomma, ce n’è abbastanza per dire che non era una prova per qualunque attore, pur bravo e consumato. Era una prova per Herlitzka-Gould, che interpretando e variando  con immensa sapienza scenica e vocale i passaggi chiave, recitando il testo a tratti con velocità volutamente declamatoria-notarile, altri lasciando briglia sciolta al registro ironico, riesce a tener desta l’attenzione dello spettatore fino alla fine. E a scatenare applausi convinti dalla platea di un Grillo ancora una volta “tutto esaurito” in entrambe le sere di spettacolo.
Teresa Pittelli
 

By Teresa

Giornalista, ora anche blogger, vive nei dintorni di Soverato con il marito Orlando e i due figli Viola e Luigi. Cerca di scrivere quello che di bello e di brutto succede nella sua terra, e conservare obiettività e serenità anche quando il contesto non aiuta.

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