Pochi disagi e nessun danno. Ricordando il 2011…
A due anni di distanza dal terribile alluvione del 2011 Soverato si è risvegliata di nuovo sotto un nubifragio, ma questa volta per fortuna senza danni. Certamente l’acquazzone di lunedì e martedì scorso e l’alluvione del 22-23 novembre 2011 non sono paragonabili, per quel che riguarda Soverato. Il maltempo dei giorni scorsi, infatti, che pure ha avuto un esito tragico in altre regioni come la Sardegna, e un impatto molto forte su alcune zone della provincia catanzarese e del basso jonio, con allagamenti, smottamenti e strade interrotte, in città non ha provocato particolari danni o disagi.
Il forte nubifragio c’è stato anche qui, ma complice anche un’accurata pulizia dei fossi svolta nelle scorse settimane e negli ultimi giorni, e considerando che l’intensità delle piogge non ha raggiunto i livelli del 2011, quando la città era stata annegata da ben 188 mm di acqua caduta per diverse ore, questa volta l’assetto urbano ha tenuto. Salvo complicazioni e allerte per i prossimi giorni, dunque, si può tirare un sospiro di sollievo. E approfittare della mancanza di emergenze per pianificare, semmai, i sempre opportuni e necessari interventi di manutenzione e contrasto al dissesto idro-geologico.
Dell’essenzialità di pulire i fossi di scolo delle acque pluviali, in modo da evitare che siano ostruiti da montagne di detriti, vegetazioni e rifiuti che poi, con l’arrivo delle piogge, creano tappi pronti a far esplodere l’acqua e il fango riversandola in strada, si è già detto. Quel fatidico 23 novembre 2011, quando la città si risvegliò devastata dalla violenza dell’acqua, che per fortuna non aveva causato feriti, ma aveva investito disastrosamente abitazioni, auto, cantine, negozi e attività commerciali, portando con sé anche crolli, palazzi evacuati e strade interrotte, molti danni erano visibili anche in corrispondenza dei due principali fossi cittadini, il “Marini”, nei pressi di via Amirante/S. Giovanni Bosco, e il “Caramante” in zona via Galliano.
Fondamentale, inoltre, come dimostra il caso Sardegna, anche tenere sempre alta la guardia sugli interventi di prevenzione, ed evitare cementificazioni selvagge, soprattutto vicino ai letti dei fiumi e dei torrenti. Importante anche la protezione della costa. Durante il nubifragio di lunedì scorso, sebbene le onde abbiano raggiunta un’altezza di diversi metri, le protezioni anti-erosione hanno impedito danni e allagamenti. Che sia meglio prevenire che curare è un motto talmente ovvio da sembrare banale, eppure sulla questione della sicurezza del territorio non ci si deve mai stancare di ripeterlo, sperando che se lo mettano in testa ancor di più amministratori e politici. Una volta che il danno è fatto, del resto, anche quando si tratti fortunatamente di sole perdite economiche e non di tragici tributi umani, è difficile porre riparo, come dimostra la vicenda dei risarcimenti alla comunità soveratese per l’alluvione 2011. Diversamente dal Comune, che in base alla dichiarazione di “stato di emergenza” ha ottenuto gli stanziamenti per ripristinare le infrastrutture danneggiate (357 mila euro la prima tranche di dicembre scorso), i tanti cittadini e imprenditori che hanno subito grossi danni, invece, a distanza di due anni non hanno visto neanche l’ombra di risarcimento.
Teresa Pittelli