Un “weekend” insolito tra nudi integrali e impressionante bravura
L’affollato Teatro del Grillo ha ricevuto un deciso scossone di emozioni, domenica, tra i continui saliscendi tragi-comici di Week end, una delle più belle opere del celebre e compianto Annibale Ruccello, adattata e diretta da Luca De Bei. La professoressa Ida (Margherita Di Rauso) è scialba e claudicante, evidentemente non del tutto integrata nella realtà romana nella quale è immigrata da molti anni da un paese del sud rimasto fisso nei suoi pensieri, con la sua crudele condanna familiare e sociale allo zitellaggio per una “zoppa”, ma al tempo stesso impossibile da rinnegare e dimenticare. Il riscatto dovrebbe arrivare dalla nobile anche se bistrattata professione di insegnante di lingue, che però non è riuscita a riempire i vuoti lasciati dall’amore mai trovato, dalla solitudine metropolitana, da un’incompiuta emancipazione da insicurezze e terrori infantili, che vanno e vengono nella mimica perfetta del suo viso. Ecco allora emergere, in maniera dirompente e via via sempre più inquietante, le sue pulsioni sessuali distruttive, nel corso di un week end che si dipana tra il venerdì e la domenica sera, nello scenario ovattato ma ricco di colpi di scena del salotto della prof, tra vecchi mobili borghesi e brani di Edith Piaf. La sua voglia di sentirsi amata e desiderata nonostante tutto, che poi diventa anche brama di annientamento di quegli uomini-oggetto, si concentra prima su Narciso, l’idraulico insolente con il fisicaccio di Giulio Forges Davanzati, che lei fa venire a casa con la scusa di una perdita, e che poi riesce a sedurre in un’atmosfera resa prima anche piccante dal nudo integrale di Davanzati, poi tesa dal confronto/scontro per l’abisso culturale e di mentalità che li separa, per poi deflagrare nel torbido della violenza fisica e dell’omicidio del povero idraulico. La seconda “vittima” della prof è Marco, studentello imberbe e svogliato interpretato da Brenno Placido, che Ida prima seduce e poi accoltella, mentre il pubblico resta col fiato sospeso durante la sua trasformazione da banale prof-zitella in sexy-mangiatrice di uomini. La Di Rauso con bravura strepitosa scopre gradualmente la complessa personalità della protagonista, tormentata dal ricordo della cattiveria della madre e delle sorelle nei confronti del suo handicap, piena di recriminazioni nei loro confronti (“sì io sono una vacca, ma lo siete anche voi con i vostri mariti che ve li siete succhiati e li avete fatti morire”, esclama Ida), ossessionata dal ricordo di una leggenda dell’infanzia, la “signora con lo zampone” zoppa e zitella come lei, fino a rapire lo spettatore in una trance finale nella quale non è più chiaro se quegli omicidi siano stati reali o solo immaginati. Solo contemplati come possibilità-desiderio. Prima di rimettere gli occhiali e i panni ordinari, sedendosi alla scrivania a correggere i compiti. Un altro “colpo” prestigioso e memorabile per il Teatro del Grillo diretto da Claudio Rombolà, che sta portando avanti una stagione fuori dall’ordinario.
Teresa Pittelli @teresapittelli