Le Marine dello Ionio

 Sto leggendo una pubblicazione di squisito valore scientifico e interesse storico, “L’invenzione della marina. Il processo di urbanizzazione a valle di Bova (1742-1908)”, di Giuseppe Caridi per i tipi della Città del sole di Reggio C., che ripercorre la storia della formazione di Bova Marina, oggi un importante centro reggino. Uno studio condotto con metodo e ricchezze di documenti e finezza di saperli interpretare, e che può divenire modello per altri lavori.

 Ne avremmo bisogno di uno noi del Soveratese; e intanto raccontiamo, a volo d’uccello, quello che ancora qualcuno ricorda, ma i più giovani non possono saperlo se non per narrazione.

 Per ragioni storiche antiche che qui non possiamo riprendere (leggete il mio “Ascendant ad montes. La difesa passiva e attiva dello Ionio in età bizantina”, Vivarium Scyllacense, 1999), sulla costa ionica non c’era nessuno dei centri urbani oggi presenti, tranne Crotone, Castella, l’attuale Catanzaro Lido e un piccolo insediamento detto Santa Maria di Poliporto; qui e lì, torri cavallare e case fortificate come il Casino Schipani a Cropani, il fortilizio che diede il nome a Muscettola, il Cece, il Felluso e poco altro.

 Fu ancora il governo borbonico a rendere sicure le coste dalla pirateria barbaresca. L’ultimo rapito d’Italia fu un tal Dominijanni di S. Andrea, che poi riuscì a fuggire con il trucco di promettere delle noccioline al suo padrone: era il 1815. Due anni prima la casa di avi di chi scrive a Siderno venne assalita da pirati, ma pare che fossero siciliani e non barbareschi.

 Le bonifiche borboniche e gli argini dei corsi e delle foci dei torrenti crearono delle brevi pianure, che attirarono nel corso del XIX secolo proprietari e contadini. Nell’attuale centro urbano di Davoli Marina sorsero alcune case padronali con attorno agrumeti, detti in dialetto, con parola di origine araba, i “Barchi”: ma i proprietari continuavano a vivere nei centri collinari di Davoli e S. Sostene.

 Santa Maria di Poliporto andò crescendo come porto (attracco, più esattamente, a scanso di illusioni), dichiarato tale da Murat e confermato dalle Due Sicilie; nel 1881, ormai sede comunale, prese il nome di Marina di Soverato. Dal 1875 correva lungo la costa la ferrovia Bari – Reggio. Di una strada resta la memoria storica (Via Randa) e qualche resto di stazioni di posta. I torrenti e fiumi venivano guadati con ponti mobili, pontoni tirati da animali.

 Per vari decenni ci fu quasi solo Soverato, e ciò fece la sua fortuna destinata a non durare a lungo: arrivavano i bastimenti e i treni, e le merci venivano smistate a circa quaranta paesi dell’interno; o da lì arrivavano. Nel 1935 giunse a Soverato la statale 106 con i suoi possenti avveniristici ponti.

 Bisogna però attendere tempi piuttosto recenti e qualche evento traumatico perché si acceleri il trasferimento verso il mare. Nel 1947 un terremoto ebbe per epicentro Isca, donde la costruzione della Marina. Badolato Marina e qualche altro insediamento ebbero origine dall’alluvione del 1951. Da allora, un fenomeno rapidissimo di popolamento: le Marine di Guardavalle, S. Caterina, Badolato, Isca, S. Andrea, S. Sostene, e, con particolare intensità, Davoli e Montepaone; tutte, e quant’altro si vede ora, posteriori, in senso macroscopico, al 1970.

 Il fenomeno, come tutti quelli che interessarono l’Italia in quei decenni, si verificò senza il benché minimo progetto e senza aver mai sentito nominare l’urbanistica, e lasciato al caso e al soddisfacimento di ogni privato comodo, nella più desolata assenza di qualsiasi piano regolatore e roba del genere. Con un disegnino fatto da un geometra neodiplomato, Davoli Marina sarebbe risultata una città di largo respiro; e invece è senza quel minimo della vita sociale che è la piazza! Tocco appena le buffe situazioni a mare di Davoli stessa e S. Sostene, il cui disordine è inferiore solo ai mucchi di cemento delle zone marine di Cutro e Strongoli. Si tenta di fare qualcosa come, di recente, il miglioramento del tratto stradale urbano: ma è tristemente tardi.

 Negli anni 1980-90 si giurava sull’abbandono dei centri collinari per il mare; ma la saturazione fu rapida come il trasferimento, e intanto più d’uno fece due calcoli, e scoprì che costruirsi una villa in collina costava molto meno di un quartino a Soverato. Sarei curioso perciò di sapere quanti appartamenti vuoti giacciono in vista del mare dovunque, Soverato inclusa.

 Tutte queste notizie sono vere ed evidenti, tuttavia, come vedete, buttate giù a memoria. Ci vorrebbe invece uno studio scientifico, con dati certi e ragionati; e non è lavoro per una sola persona, ammesso e non concesso che io abbia questa mentalità e il tempo da dedicare. Sarebbe bello che i sindaci del territorio decidessero di promuovere un gruppo di studio di giovani ricercatori, ciascuno per la sua parte di competenza, con un coordinamento per la raccolta delle notizie e la riflessione storica.

 Ci vogliono anche soldini; ma si può tentare di far scucire alla Regione un poco di quei fondi europei che di solito rimanda allegramente a Bruxelles.

 Ah, una conclusione: 1.Non fingete di non aver letto; 2.Fate come a poker, risposta immediata, prima che io cambi idea.

Ulderico Nisticò

 

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