San Sostene: parole di carta e di carne

 Per un autore di teatro è un’emozione fortissima vedere le sue parole di carta diventare parole di carne in bocca agli attori e di fronte alla scenografia e sotto l’effetto della musica, come è accaduto sabato 21 a San Sostene Marina. Non smetterei di lodare la bravura scenografica di Franco Papini, Rocco Paparazzo e Nadia Abruzzo con la valente collaborazione degli artigiani attori, che hanno creato una vera città; i costumi di Cimino; Caterina Gualtieri al computer; l’organizzazione della Proloco di Palaia e Aloisio; e soprattutto l’acuta e infaticabile regia di Tonino Pittelli. Gli ottanta attori hanno opportunamente interpretato un testo difficile e dai molti significati e molte sfumature, che obbediva a un’ispirazione profondamente diversa dalla consuetudine, mettendo in scena assieme il bene e il male e le contraddizioni della natura umana e della storia. Il pubblico – in prima fila il sindaco padrone di casa Patrizia Cecaro, don Marcello Froio, il commissario di Soverato Virginia Rizzo e il capitano Sica – ha partecipato in un assorto silenzio, dissolto infine in un lungo applauso. Tra i numerosi attestati di stima, mi piace riportarne uno, genuino nella sua immediatezza: “Sono sicura che ieri sera la scia della stella cometa ha toccato il cuore di tutti i presenti. Personalmente il mio, di cuore, conserverà una grande emozione e qualche immagine che ancora oggi ho stampata negli occhi: l’Annuncio dell’angelo a Maria… molto, molto suggestivo il viaggio di Giuseppe e Maria e la natività… una cartolina reale, la corsa e le parole di quel ragazzino verso la grotta… bellissime, cariche di significato, molto profonde… il dolore della madre per il bimbo perduto per mani assassine di Erode… che dire? un’altra bella conferma carica come dicevo ieri di spiritualità e che ha già arricchito il mio Natale! Grazie!”

 Offriamo ai lettori un altro saggio dell’ispirazione dell’opera:

 O gente di Giudea; gente del mondo;
grave soldato; accorto uomo di penna;
donna industriosa che con mano agile
fai cantare gli intrecci del telaio;
e vigile pastore che rapprendi
dall’alba il latte e vi sminuzzi il pane;
e potatore ardito d’alti rami;
e paziente ebanista; e saldo braccio
di fabbro usato al fuoco; e bella figlia
che allo sposo prepari e panni e cuore:
lascia il corredo, lascia l’officina,
lascia il deschetto e la roncola e scala,
lascia il paiolo, le fiscelle, il siero,
non far cantare ancora l’arcolaio,
deponi spada e scudo, o alti pensieri,
e inginocchiato all’umile splendore,
vieni, e adora le opere di Dio.

La comunità umana di San Sostene è stata capace di due grandi sforzi culturali in un solo anno: Il pane di Giuda per la Pasqua, e L’incanto della stella a Natale. Va da sé che non si farà sfuggire, a breve, una terza occasione!

Ulderico Nisticò

 

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