Quattro lunghi anni sono passati dalla morte di Franco Nisticò. Anni particolari che hanno, altresì, caratterizzato il tortuoso e difficile iter processuale che sta attraversando l’intera famiglia Nisticò dal momento in cui – a seguito della sua tragica morte durante la manifestazione NO PONTE di Cannitello del 19 dicembre 2009 – decise di sporgere denuncia verso ignoti. Da lì un’inchiesta aperta dalla Procura di Reggio Calabria, la chiusura delle indagini preliminari, l’avvio di un processo penale con l’ordinario e lento susseguirsi di udienze, tra procedure preliminari ed un rinvio a giudizio per l’unica imputata: la dott.ssa Gaetana Morace, medico dell’ambulanza del 118 Suem, in presidio presso la stazione ferroviaria di Villa San Giovanni, che – secondo gli atti d’indagine – si rifiutò di intervenire immediatamente nonostante le telefonate e l’emergenza del caso.
Una parentesi particolare quella, poi, segnata dalla morte del primo legale della famiglia, l’avvocato Ciccio Svelo (morto improvvisamente il 29 luglio 2011, a causa di un infarto, e molto legato al primogenito di Franco ed a tutta la sua famiglia) e dalla successiva nomina di un nuovo difensore di fiducia, l’avvocato soveratese Marco Sinopoli.
Anni segnati anche da importanti battaglie politiche e civili regionali e nazionali, tutt’ora in corso grazie alla tenacia politica di tantissimi attivisti calabresi, in alcune delle quali è stata onorata la sua memoria (e quella di tanti altri “combattenti”) grazie anche all’intitolazione, in suo ricordo, della Rete a Difesa del Territorio “Franco Nisticò” (www.difendiamolacalabria.org), organizzata come un forum regionale permanente volto ad affrontare le emergenze ambientali ed infrastrutturali della Calabria: una rete orizzontale che ha cercato di mettere insieme associazioni, movimenti e comitati cittadini territoriali, attivi ed operativi su più fronti nei vari territori.
In questi ultimi mesi del 2013 si son tenute, infine, due importanti udienze, dell’ormai fase dibattimentale del processo, con le audizioni dei primi cinque teste. I primi tra i diciassette chiamati a testimoniare dal Pubblico Ministero del Tribunale di Reggio Calabria e dalle parti. Udienze durante le quali sono stati ascoltati: il figlio Guerino, firmatario dell’esposto/denuncia; il medico legale dott. Privitera, nominato dalla Procura reggina per l’esame autoptico effettuato sul corpo di Franco Nisticò nei giorni successivi al tragico evento; il dott. Cotroneo, medico cardio-chirurgo, presente quel giorno in Piazza Chiesa, che in abiti civili intervenne per i soccorsi del caso; due medici dell’ASP di Reggio Calabria che il 19 dicembre si trovavano a bordo di un’altra ambulanza allertata, proveniente da Scilla ed arrivata a Villa San Giovanni dopo (…) il trasporto d’emergenza, del compianto Nisticò, presso gli Ospedali Riuniti con un mezzo della Polizia di Stato. Ed il processo continuerà, ora, con la prossima udienza fissata per il 12 febbraio 2014, con le audizioni di altri testi che figurano nel lungo elenco.
Oggi, in ricordo del compianto attivista politico badolatese, pubblichiamo uno stralcio di una recente lettera di Mimmo Lanciano, inviata al nuovo sindaco di Messina (esponente storico della sponda siciliana della RETE “NO PONTE).
“Ultimamente – scrive il giornalista badolatese – appena saputo che come Sindaco di Messina è stato eletto Renato Accorinti (storico esponente di spicco del movimento “NO PONTE”) ho pensato che probabilmente costui possa essere la persona giusta che potrebbe intitolare nella Città dello Stretto a Franco Nisticò una via o qualcosa d’altro che lo ricordi degnamente e permanentemente. Cosa che, in verità, dovrebbero fare pure a Badolato e, in particolare, nella città di Villa San Giovanni – anche se qui è già stata posta tempo fa una piccola e malferma targa commemorativa, inchiodata ad un albero, nella piazza della chiesa di Cannitello (ndr. gesto simbolico e provocatorio, realizzato in occasione del primo anniversario di morte, dagli stessi amici della Rete NO PONTE, ai quali i familiari di Franco Nisticò non hanno mai smesso di tributare i dovuti ringraziamenti per la vicinanza ed il supporto lungo la prima difficile fase post-mortem).
Sabato 2 luglio scorso, con lettera raccomandata n. 14533743050-2, ho chiesto ufficialmente al sindaco Accorinti – continua nella sua lettera pubblica Mimmo Lanciano – di esaminare la proposta di intitolare a Franco Nisticò (morto sul palco del NO PONTE il 19 dicembre 2009, una vita in lotta per il nostro territorio jonico) una via di Messina o qualcosa d’altro di significativo e di permanente. Franco Nisticò, a mio modesto parere, merita un vero e proprio “monumento” di bronzo a grandezza naturale che lo raffiguri nell’immagine ultima: mentre parla al popolo davanti ad un microfono (come da ormai foto-icona). Un monumento duraturo che sia di monito permanente alle classi dirigenti nazionali e locali riguardo le fin troppo precarie condizioni del nostro territorio. Condivido, ancora e sempre, quanto portato avanti da Franco, dalla rete “NO PONTE” e da tanti altri in vari tempi e luoghi. In particolare, resto fermo nel parere che le ingenti somme ancora da destinare ad un’opera insicura come il ponte sullo Stretto possano essere spese per mettere in sicurezza il territorio orografico non soltanto della Calabria e della Sicilia ma dell’intera Italia, risparmiando lutti e catastrofi “naturali” e procurando così lavoro e dignità a gran parte delle nuove generazioni condannate altrimenti all’abbrutimento sociale, economico e contributivo o addirittura all’inesistenza e all’invisibilità. Inoltre, è sempre più necessario ed urgente intervenire sull’inammissibile sottosviluppo delle nostre zone meridionali, specialmente della costa jonica che le statistiche inchiodano a condizioni da Quarto Mondo (giacché il Terzo Mondo è in via di forte risveglio)”.