Antimafia segue cena

 Quante volte i miei lettori e telespettatori mi hanno sentito dire e scrivere “antimafia segue cena”, e magari qualcuno s’infastidiva pure. La cronaca è intervenuta a darmi un poco di ragione:

–        la Laganà vedova Fortugno, deputato e membro della commissione antimafia, è stata condannata in primo grado a un anno e mezzo per truffa all’ospedale;
–        la Girasole, già sindaco antimafia di Isola, è stata arrestata perché la mafia l’ha fatta eleggere sindaco antimafia;
–        la Canale, che proprio ieri pontificava al TG3, è stata arrestata per truffa sui contributi antimafia;
–        eccetera. E meno male che le donne erano antimafia!

 Per carità, sono tutte innocenti fino a sentenza definitiva, persino la Laganà: ma io sento una puzza da canto XVIII dell’Inferno che emana dai loro convegni antimafia segue cena e dalle giornate di lezione che fanno perdere ai ragazzi per sentire le loro chiacchiere.

 Una proposta: se le tre signore saranno condannate in via definiva, a parte lo spernacchiamento da parte di tutta la Calabria, propongo che debbano restituire tutti i soldi che la Regione, la Provincia, i Comuni e le Scuole hanno speso per i loro convegni e teatri e altre parodie dell’antimafia segue cena.

 Seconda proposta: per almeno un anno, sospendiamo tutte le sceneggiate antimafia. Regola: chi vuole combattere la mafia deve seguire la regola numero uno della mafia, il silenzio.

 Corollario: “Non chi grida Signore, Signore entrerà nel Regno cieli”, disse Gesù; e il Machiavelli c’informa che “cum parole non si mantengono li stati”, e tanto meno si combatte la mafia. Segue cena.

Ulderico Nisticò

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