Libia: non sanno più cosa inventarsi

immigrati-barca Prima ci hanno imbottito la testa di scarpe vecchie e pioggia di buonismo obbligatorio, a colpi di accoglienza, e qualcuno andava strillando che i clandestini sono ricchezza; poi si son passati la voce, e giù lacrime sui disperati e su quelli che fuggono da guerre (finite nel 1971 come in Bangla Desh o mai iniziate come in Marocco!) e fame; ora che ci siamo riempiti di stranieri e non si sa dove metterli, e i negozi ne mostrano ognuno il suo a chiedere l’elemosina; e qui e lì i primi casi di disordini… insomma, l’aria cambia, e il governo Renzi fa, molto giustamente, la voce grossa con l’Europa, la quale è per l’accoglienza se ad accogliere è solo l’Italia; e ottiene, con molta difficoltà, che i richiedenti asilo vengano suddivisi.

 Attenzione, qui c’è un sofisma. Il diritto d’asilo riguarda ben pochi, quelli che possono dimostrare di essere personale e non generico oggetto di persecuzioni. Mica basta “c’è la guerra”: se in Italia scoppiasse una guerra legittima contro dei nemici qualsiasi (art. 52 costituzione, “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”) e un giovanotto sano (oggi anche una bella fanciulla) non si presentano in caserma, non sono “disperati”, sono vili disertori, e fino a una riforma demenziale dovuta a Berlusconi e Fini nel 1994, passibili di pena di morte; oggi ergastolo, credo! Tanto meno basta la fame.

 Perciò, ammesso che l’Europa si pigli qualche centinaio di legittimamente richiedenti asilo, resta la massa dei clandestini e basta, quelli senza diritto d’asilo; e restano gli affari milionari degli scafisti e mafie varie nazionali ed estere. Non c’è che un’azione mirata per bloccare i porti e distruggere i barconi, gommoni eccetera.

 Detto fatto… ma no, bisogna chiedere una sfilza di permessi. All’Europa, che non ha mai avuto una politica estera in comune, e giusto oggi se ne ricorda, quando deve ostacolare l’Italia. All’ONU, quella cosa che non ha mai evitato un conflitto da quando esiste, e ora diventa improvvisamente l’Oracolo di Delfi. E meno male che ancora non spunta la NATO!

 Eh, quando una Nazione perde l’indipendenza!

 Ma il peggio è che per fare la guerra alla Libia dobbiamo chiedere il permesso alla Libia. A parte il ridicolo, la domanda è: a quale Libia? C’era una volta un governo, quello di Gheddafi, con cui l’Italia aveva ottimi rapporti, e nel Mediterraneo non moriva nessuno annegato. Un giorno un matto sfrenato, Sarkozy, decise di far guerra a Gheddafi, e nell’ottobre del 2011 lo assassinò. I motivi restano oscuri.

 Quello che è ignobile è che Berlusconi, presidente del Consiglio e amico per la pelle di Gheddafi, fece esattamente come Badoglio l’8 settembre 1943: passò al nemico.

 Oggi in Libia ci sono due governi in scontro tra loro; e varie bande di tagliagole di califfati vari; e decine di tribù ognuna per conto suo. A chi dobbiamo chiedere il permesso? All’ISIS?

 Ragazzi, cosa fatta, capo ha: una spedizione veloce e risolutiva, distruzione di ogni natante, ritorno. Dopo un mese, non se ne ricorda più nessuno.

 Quanto a quei poveracci, aiutiamoli in Africa, in Asia: costano di meno, e non priviamo quelle terre di energie giovani; e non ci riempiamo di elemosinanti ai parcheggi.

Ulderico Nisticò

 

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