Divagazioni di toponomastica

davoli2 Giovedì 30 aprile Davoli, nella persona del sindaco Antonio Corasaniti, ha intitolato vie a personaggi illustri: Aldo Corasaniti, Armando Catarisano, Mario Daniele, Teresa Filangieri Ravaschieri, Francesco Froiio, s. Giovanni Paolo II, Nelson Mandela, Emilio Ranieri, don Bellarmino Ruggiero, don Luigi Ruggiero, Vincenzo Rispoli, Madre Teresa di Calcutta, Saverio Tucci, Alessandro Voci, Umberto Zanotti Bianco, Vincenzo Ziparo.

 Dedicare vie e altri luoghi delle città è antica costumanza italiana, e avvenne nei secoli per tradizione, poi per deliberata volontà di consacrare alla memoria chi se ne ritiene meritevole. Prevengo ogni polemica: ogni scelta è un’esclusione di altre possibilità, e si espone a pur legittime critiche. Ma Davoli è in espansione, e ci si ricorderà anche di altri.

 Questo ho detto nello spazio a me riservato, di ricordare due professionisti che furono letterati, Tucci e Ziparo, e, con mia commozione, l’amico e congiunto Mario Daniele.

 Colgo l’occasione per un discorsetto di toponomastica soveratese. Essa, la soveratese, è stata soggetta, negli anni, a vicissitudini abbastanza discutibili, e spesso dettate da contingenze partitiche o comunque di appartenenza; così molte vie portano il nome di illustrissimi sconosciuti e dimenticati politicanti degli anni 1980. Non costringetemi a fare esempi.

 A fra Giacomo, del XVI secolo, e che tuttora resta il soveratese più importante della nostra vicenda storica, è intitolata una brevissima oscura via; e, di fronte, si snoda un’altrettanto modesta via Zumpano, che vorrebbe ricordare il fondatore della Pietà e committente della Statua, che a Soverato non nacque ma visse e morì. La più lunga e abitata via della città è dedicata a Carlo Amirante, che non è certo sia nato a Soverato, e se fu, è un caso; e, vissuto e santamente morto a Napoli, non pare si sia mai ricordato di noi nemmeno con una cartolina illustrata al parroco.

 Mancano una via al Gagini, una a Mimì Caminiti, e per intitolare la piazza a don Gnolfo c’è voluta una guerra: mi capisco da me. Mancano un Giovan Battista Vico, per dire dei grandi meridionali; una Sirleto… Eccetera.

 E non vi dico delle vie autogestite dai parenti del non tanto illustre da avere una via ufficiale.

 Manca, a Soverato, un regolamento della toponomastica; e quando Gianni Calabretta nominò una commissione ad hoc, avendo la bontà di chiamarvi anche me, si scatenò una tale babele intellettualistica paesana che egli pensò bene di ammontare tutto, e non ne resta traccia; curioso che non ne resti manco nel mio computer, dove di solito trovo di tutto. Mistero?

 Capisco che il prossimo sindaco – presto godremo, ahimè, di un prossimo sindaco, e speriamo che duri! – avrà altre e più selvagge gatte da pelare che gli scultori e gli storici; ma anche l’intitolazione di strade e piazze e luoghi vari ha la sua importanza. Anche la disintitolazione, se è il caso.

 Ci vuole un regolamento serio, con un organismo che ne curi l’applicazione. Il primo criterio, l’oggettiva rilevanza del candidato all’intitolazione, e i suoi reali meriti.

Ulderico Nisticò

 

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