Perché non facciamo prima le indagini?

autob Leggete i Miserabili di Hugo, farraginoso mattone ottocentesco in cui però ogni tanto si trovano cose interessanti. Jean Valjean, sfortunato protagonista, è moralmente un santo, però per le leggi degli uomini vanta una fedina penale di un miglio, e per di più è latitante, inseguito a vita dall’ispettore Javert. Quando Jean viene rapito dai cattivoni Thenardier, e a liberarlo, su soffiata di Marius, è la polizia, e, guarda coincidenza, la comanda Javert, l’onestissimo ma pregiudicatissimo Valjean pensa bene di tagliare la corda (letteralmente) non dai Thenardier ma da Javert e dai giudici. Lo scafatissimo segugio commenta così: “Bisognerebbe cominciare con l’arrestare il rapito”. Che uomo!

 Orbene, io conosco Arturo Bova, ho tenuto con lui sindaco più attività culturali, lo ritengo avvocato e politico integerrimo; non conosco questo sindaco di Zagarise, con il quale però c’è qualcosa in programma sull’illustre antico concittadino Tulelli, ma non ho motivo di alcun sospetto. Il partito di entrambi, il PD, fa bene, in quanto partito, ad esprimere solidarietà. Però, va pure manifestata una qualche riflessione.

 La Calabria conta l’esageratissimo numero di 409 comuni, con 409 sindaci (ultimamente, ci sono più commissari che sindaci, ma speriamo). Se passa l’idea che ai sindaci onesti la mafia brucia le auto, si deve dedurre che 407 sindaci sono mafiosi o giù di lì? Ovvero, non è automatico che sindaco onesto significhi oggetto di attentato o intimidazione; e nemmeno che ogni episodio sia per forza un atto mafioso o roba del genere. Ci sono sindaci onesti che non subiscono niente, e sindaci che ogni tanto li arrestano per truffa, spesso senza per questo essere mafiosi, ma solo disonesti sfusi, disonesti tipo Expo o Mose o Mafia capitale: tanto per rinfrescarvi la memoria.

 Orbene, in presenza di un episodio, bisogna esperire le indagini, che, come dicono i giornalisti con l’articolo già scritto, sono “a 360 gradi”, ovvero coinvolgono la vita politica, privata, professionale eccetera; e se si appura trattarsi di un fatto di valenza politica o amministrativa, appurare perché. Normale, non dovrei spiegarvelo io che faccio un altro mestiere.

 Cosa accade invece in Calabria? Viene Fortugno ucciso; i presenti all’uccisione tacciono come pesci, e dichiarano di non aver visto niente; la mattina dopo uno stuolo di ragazzini, che, si suppone, fino a un minuto prima non avevano mai sentito nominare Fortugno e chiunque altro, scendono in piazza e decidono, a loro insindacabile giudizio, che è stata la mafia. Poi seguono sentenze confuse ma di tutt’altro segno. Intanto la vedova, nel frattempo deputato del PD e antimafia, viene condannata per truffa: non c’entra con il marito, però non siamo in presenza e profumo di fiorellini di campo. Però a Fortugno vengono intitolate aule e piazze; e si apre una radio antimafia che costa 150.000 euro e non trasmette un valzer. Dove sono finiti i soldi? Sorpresa! Intanto arrestano la Canale, la Girasole e qualche altra icona dell’antimafia segue cena.

 Lo stesso per episodi che non sono di mafia ma inquietanti assai come l’uccisione di un parroco da parte di un non meglio definito amico straniero, e proclamato ufficiosamente martire da un Altissimo Loco. Indagini, zero.

 Eh, come fa un giudice a scoprire, magari, che Fortugno, che il parroco… ci vuole coraggio, molto coraggio, più coraggio che ad arrestare cento cosche di mafia. Provate a immaginare…

 Insomma, io prima di manifestare, gridare, piangere, sperare che ci Ammazzino tutti eccetera, mi rileggerei i Miserabili. Non dico sempre, ma spesso ha ragione il volpesco Javert. E facciamo prima le indagini, in qualsiasi caso e chiunque siano vittime e colpevoli. La legge, toh, è uguale per tutti, santi compresi.

Ulderico Nisticò

 

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