Riti di Pasqua

cumprunta1  Le particolarità delle tradizioni nel nostro territorio si coniugano con i riti della Chiesa. Venerdì Santo si svolgono le processioni con la “naca”, una curiosa e delicata parola greca che significa culla (donde “annacara”), e che assume il significato di tomba, e implicitamente di rinascita, resurrezione: Resurrexit.

 A Davoli, oggi a ben raro onore di cronaca sul di solito assente TG3, la bella processione degli abeti; a Petrizzi, ma un tempo anche altrove, e a Soverato, si svolge ancora la processione dell’alba di Sabato Santo.

 Domenica di Pasqua, quasi dovunque l’Incontro, qui detto “Cumprunta”, nel Vibonese “Affruntata”: la statua di san Giovanni Evangelista viene portata tre volte a portare a Maria l’annunzio della Resurrezione; la Madonna è così prostrata dal dolore da non prestare ascolto, finché non si muove verso la Madre lo stesso Cristo; cade il mantello nero di Maria, e appare la veste azzurra, ed è festa e incoronazione.

 Di notevole rilievo storiografico è la tradizione soveratese di “scindira i santi a Galilea” martedì dopo Pasqua, quasi il ricordo di un’origine antichissima sul mare della comunità. Le tre statue un tempo attraversavano Mortara e Santicelli, con una sosta presso la torre, il cui nome è forse proprio Galilea. “Vi precederò in Galilea”, dice il Risorto.

 Le statue rimangono alcune ore nella chiesetta oggi del Rosario. Corre voce che i fedeli di Soverato Superiore facciano buona guardia…

 Il Lunedì era un’occasione per una gita dall’interno sulla spiaggia, o viceversa: “u Pascuni”. Si aprivano a Soverato bettole e locande. La fiera, che dura due giorni, viene denominata anch’essa di Galilea; o altrimenti dell’Angelo, per qualche memoria della ricorrenza dell’Annunciazione: Angelus Domini nuntiavit Mariae, et concepit de Spiritu Sancto.

Fino a qualche decennio addietro era anche “a fera de nimali”, e vi partecipavano allevatori e acquirenti da tutta la Calabria. Capitava ogni tanto che un cavallo o bue imbizzarrisse (“strambau”, “sferrau”… ), non senza pericolo.

Ulderico Nisticò

 

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