Andrei molto cauto, prima di attribuire a chicchessia niente di meno che il merito di aver “restituito al Sud la sua dignità”: Bum!
Vero che i nostri dialetti, malamente adattati alla lingua, sono sempre barocchi ed enfatici, e diciamo “stajiu morendu” per voler dire “ho un leggero mal di testa”; e “cuginima ava nu postu a Milanu… ” perché magari è capo bidello. Vero, ma con le lodi infondate andiamoci piano.
Ben altre penne negli inchiostri furono intinte, per scrivere della storia del Meridione: Carlo Alianello, Elias de Tejada, Silvio Vitale e tutti gli Amici dell’Alfiere, Angelo Manna, Pino Tosca, amicus eius, Fulvio Izzo, Gigi di Fiore, Giuseppe Selvaggi, Edoardo Spagnuolo e molti altri; e ha girato un vero capolavoro di schietta e feroce verità Pasquale Squitieri; qualcuno ha cantato vecchie e nuove canzoni. Sono stati tenuti convegni in tutto il Sud, sono stati ripubblicati dimenticati libri, sono stati indagati archivi…
E come mai tutto questo lavoro non si è tradotto in popolarità, in successo editoriale? Beh, perché la storiografia seria non ha mai avuto l’effetto che invece sortiscono le favole, le bufale e le belle parole. I libri dei lucchetti hanno più lettrici e lettori del serioso e greve e difficile Tacito; ed è quasi sconosciuto il freddo e rigoroso Guicciardini.
Se io scrivo che in tutta Italia, dalle Alpi a Pantelleria, c’erano meno fabbriche della sola città inglese di Manchester, e aggiungo tutto il resto dell’Inghilterra, e la Francia, la Prussia, il Belgio, gli Stati Uniti… e però affermo che nel Sud c’erano alcuni notevoli cantieri navali, e Pietrarsa e Mongiana e Razzona; e molto denaro, sia pure non speso, nelle casse dello Stato; e che l’esercito delle Due Sicilie era numeroso e discretamente armato, però, negli ultimi dieci anni, privo di ogni spirito bellico, e si vide; e peggio la flotta, modernissima e inutile… Se io dico queste e altre verità, nessuno può oppormi che non io dica e scriva il vero. Gli ascoltatori e lettori seri mi seguono con interesse, però lo vedo che fanno un poco la faccia delusa. La verità molto raramente è capace di suscitare passioni, e sempre un poco piccolina.
Se un Pincopalla qualsiasi spara che il Sud era nel 1860 la terza potenza industriale del mondo, non è assolutamente vero manco di striscio, però volano gli applausi e si vendono copie ai polli. Se, parlando di Mongiana, egli, con mellifluo sorriso, insinua “polo siderurgico europeo” invece di un’onesta ferriera statale qual era, ovvio che la Proloco è contenta; se io dico i fatti come furono, mi guarda male.
Se Pancopillo grida, con infantile gioia, che la prima ferrovia d’Italia fu la Napoli Portici, ciò è vero; ma è falsa l’insinuazione sottintesa che alla prima sia seguita una seconda e una rete, mentre nel 1860 il Regno contava solo 99 km, meno della Chiesa! Mancavano i soldi? Ma no, ce n’era un visibilio a far la muffa. Mancavano i progetti? Ma no, se ne scrissero di bellissimi, belli anche di disegnini. E allora? E allora, vi dice niente la Superstrada delle Serre? La A3, vi ricorda qualcosa? E già, il Sud del 2015 perché mai dovrebbe essere più efficiente del 1860? Vedi Regione Calabria inetta a spendere i fondi europei.
Il Pincopalla ha letto un giornale francese che lodava lo sviluppo industriale del Sud… accidenti, che documento! Deduce che eravamo ricchissimi. Un altro ha trovato articoletto di un gesuita il quale, stando a Roma al calduccio, informava il mondo che l’occupazione sarda e italiana del Sud aveva causato, tenetevi forte, un milione di morti! Sarebbe il 10% dell’intera popolazione! Insomma, non una bufala, una mandria immensa di bufale!
Dite voi, ma perché te la pigli con questi poveracci? Perché sono palesemente colpevoli di aver rimbecillito alcune migliaia di cervelli surriscaldati, e questi vanno dicendo che eravamo nababbi e ci hanno rubato tutto nel cuore della notte, Cavour in persona munito di cacciavite smontò le industrie e le mandò a Torino… E a forza di raccontarselo, ci credono. E si raccontano che la guerra del 1860 l’abbiamo vinta noi, però i libri stampati a Torino riferiscono che l’ha vinta Garibaldi. E così il meridionalismo è finito in chiacchiere senza senso.
Un vuole fare santo Francesco II. Per quale merito? Per aver abbandonato Napoli al fine di evitare spargimenti di sangue. Giuro, lo dicono davvero. Sarebbe l’esatto contrario del dovere di un re cattolico, che è di difendere il suo trono e il suo popolo!
Fosse almeno nato un movimento politico… macché, quando il Pincopalla del milione di morti, tale Ciano, si è candidato, con un partitucolo, alle europee ha preso lo 0,000000000000001% dei voti dei parenti stretti. Forse.
Ah, dimenticavo: i Pianchipalli di cui sopra non hanno alcuna idea della sequenza dei fatti politici dal 1734 al 1870: figuratevi di prima e dopo!
No, tranquilli, non andrò a Cosenza a polemizzare con “l’uomo che restituito al Sud la sua dignità”: non c’è niente da discutere, solo fare dell’ironia come quando derido lo sbarco di Ulisse. Amara ironia, però: il Sud è in condizioni di miseria e nelle mani di una classe dirigente patetica, e questi si consolano con la fantasia retroattiva… Come tutti i morti di fame dei nostri paesi che hanno un nonno barone.
Ora mi pare di sentire “ma tu stai con i piemontesi!”; via, leggete “Storia delle Calabrie”, del 1984; “Prontuario oscurantista”, del 2000; “Controstoria delle Calabrie”, del 2009; “Storia delle Italie”, del 2012… e vedrete come si affronta con serietà il revisionismo storico. Leggete, però.
Ulderico Nisticò
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