La dottoressa Lanzetta, ministro e assessore, si era ritirata da entrambe le cariche e stava in farmacia, donde il dovere di cortesia di non parlarne più. E invece manco una settimana dopo si desta e attacca. Attacca Forza Italia, pensate voi: ma no, attacca a litri di veleno il PD, il suo partito. Riassunto dei suoi attacchi: Oliverio ha nominato assessore tale De Gaetano che, secondo la Lanzetta, è sospetto; e varie minori, persino la pavimentazione di Era Lacinia. Attacchi, sempre contro il PD, il suo partito.
Insomma, la dottoressa Lanzetta ha parlato più in questi ultimi due giorni che in un anno di ministro, quando uscì sui giornali solo per essere venuta a Soverato a dir male di Ernesto Alecci del PD.
Cosa risponde il PD alla Lanzetta? Che ha lasciato Monasterace nel dissesto: e il PD se ne accorge solo ora? Che quando era sindaco c’erano in giunta con lei… E giù veleni. Se ne accorgono solo ora?
Intanto Salerno strilla che non vuole Tallini in Forza Italia; senza dire dei ricorsi eccetera.
Dite voi, ma in tutti i partiti del mondo c’è una dialettica interna. E, infatti, si potrebbe immaginare che nel PD, partito composito, si contenda tra marxiani e dossettiani; o, in Forza Italia, può darsi sia in atto un dibattito se riconoscere o meno lo Stato di Palestina. Io litigavo a morte con i camerati di “destra” interna del MSI a proposito della politica estera pro o contro la NATO, io ovviamente contro; e che dibattiti, davvero nobili). Ragazzi, ma quelli vi paiono tipi da Palestina o non Palestina o Libia? O attenti lettori di Dossetti e di Marx? Mi sbaglierò, certo, e sono tutti molto più colti di me, però, se è così, la loro istruzione, a tutt’oggi, la tengono ben nascosta, tenere e umili violette di bosco!
No, niente califfati e Israele, o dottrina sociale della Chiesa, dittatura del proletariato o altre alate problematiche e ideologie: è tutta roba più terra terra, assai più terra terra, quella per la quale coloro litigano dentro i loro partiti e non contro gli altri partiti.
Con questa classe dirigente, amici miei, la Calabria non è governabile. Pensate se tali signori possono affrontare i drammi di una contrada che è l’ultima d’Italia e concorre con successo a ultima d’Europa; e sono capaci di spendere i fondi europei; o hanno un’idea di turismo, agricoltura, occupazione dei giovani… beni culturali, mi viene da ridere, beni culturali…
Dite sempre voi: allora, la prossima volta, cambiamo partiti. Magari: ma se ci fossero, anche potenzialmente, delle forze credibili e con un minimo di organizzazione, si farebbero avanti; e invece, tutti muti:
- muti i partiti, come dimostrato sopra, tranne che per terra terra;
- muti i dottoroni delle università;
- muti gli intellettuali, tranne che per le frasi fatte antimafia segue cena e altre fonti di foraggio. Qualcuno straparla, ma sono, come avrebbe detto il mio mitico professore al Liceo dei Salesiani, “elucubrazioni metafisiche che rasentano la follia”;
- muti i giornali e tv, quasi tutti minimizzanti, se non conniventi con chiunque sia al potere;
- muti quasi tutti gli ecclesiastici;
- muti quasi tutti i giudici;
- muta la cosiddetta pubblica opinione.
È proprio un fatto antropologico, è il calabrese che è troppo pensante, troppo più pensante di quanto sia capace di capire e controllare: come un motore portato sempre su di giri da un autista impacciato. È la litigiosità calabrese che da sempre separa nei paesi persino le confraternite dei santi. Anche la Toscana litigò sui guelfi e ghibellini, ma ne vennero fuori Dante e la Commedia: da noi, solo commedia. Potenza dell’ortografia simbolica.
A, quasi dimenticavo: con queste belle premesse regionali, a Soverato il 10 maggio dobbiamo votare. Immaginate l’esito.
Ulderico Nisticò