Lanzetta due: sciogliamo il Consiglio Regionale

lanzetta L’elezione di Oliverio aveva destato qualche attesa o persino speranza in diversi ambienti anche lontani dal PD e sinistra in genere. Abbiamo assistito disgustati ma pazienti a un inciucio con i Gentile, in dialetto “accorduni”; abbiamo dovuto attendere oltre due mesi per una mezza Giunta, e ce la siamo presa con lo Statuto; abbiamo inghiottito la Giunta a rate; abbiamo fatto la nostra ironia sulla Lanzetta assessore per liberare Renzi stile Mogarini: ma continuavamo a pensare, con vacillante fede, che Oliverio potesse essere un po’ migliore: e l’intenzione di levarsi di torno i direttori generali, e il ruolo unico parevano quasi quasi…

 E invece uno si sveglia la mattina presto per portare a spasso i cani, e già ha i pensieri suoi non tutti facili, e deve sentire che Maria Carmela Lanzetta a ventiquattr’ore dalla nomina ad assessore e conseguenti dimissioni da ministro, si dimette anche da assessore per la presenza in mezza Giunta di tale De Gaetano persona inquisita o roba del genere; in ciò preceduta da predica di tale Musella, e fin qui è la solita antimafia; ma da eccepimento di Del Rio, che non è un chiacchierone ma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Non possiamo dire, con Orazio, “finisce in pesce”, perché in pesce Oliverio e compagni hanno già cominciato. Giunta, beh, semigiunta defunta di mortalità perinatale. Meditazioni:

 La Lanzetta si rivela una sprovveduta, e fin qui, attesi i precedenti di sindaco e di ministro, non ci stupiamo; ma Del Rio e Renzi… Nessuno dei tre ha chiesto a Oliverio quello che chiediamo noi quando c’invitano a una pizza: E chi altro viene? Nessuno dei tre sapeva che tale De Gaetano non è una mammoletta di bosco? Dilettanti!

 La frasetta da film americano “Innocente fino a sentenza definitiva” non vale minimamente in politica, dove bisognerebbe essere come la moglie di Cesare, senza alcun sospetto.

 Da dove spunta, tale De Gaetano? Dall’evidenza che Oliverio deve barcamenarsi con un PD calabrese che non esiste, ed è in realtà una rissosa confederazione di partiti anzi consorterie amicali; e, peggio, con la complicata topografia calabra per cui deve accontentare le zone eccetera.

 Se questo è l’inizio, non credo proprio che Oliverio possa governare con continuità e serenità e forza, e che l’attuale Consiglio sia in grado di assicurare alla Calabria una decente stabilità; bensì il governo regionale sarebbe esposto a ogni colpo di mano. E non scordiamo gli otto ricorsi che a breve potrebbero scatenare qualche altro piccolo o grande terremoto.

 Un chiarimento, a scanso di interpretazioni fasulle: quanto sto scrivendo non va in alcun modo incontro a quella manica di falliti di Forza Italia e centro(destra) in genere, dei quali ci dobbiamo solo vergognare.

 Morale, andrebbe sciolto il Consiglio. Non serve a nessuno mantenere in coma farmacologico una situazione palesemente cachettica e in via di trapasso: l’eutanasia, in politica, è doverosa!

 Sciogliere, per fare che? Alle prossime elezioni, saranno sempre gli stessi rimescolati; invece del 47% andrà a votare il 25, ma trenta pinchipalli saranno lo stesso rieletti, con lo stesso spettacolo pietoso di questi nostri tristi giorni. Occorrerebbe una soluzione da nodo gordiano, definitiva.

 Occorrerebbe: e chi la fa? I partiti, intanto non esistono, poi sono quello che ho descritto sopra. Intellettuali, stampa e tv, Università, Chiesa eccetera, muti come tombe. I giovani sono un perfetto frutto della Media Inferiore: buonisti, pacifisti, paciosi, passivi, vecchi.

Ulderico Nisticò

 

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