Secondo una voce divulgata, la Calabria si staccò dalla Sicilia per un gigantesco terremoto, donde il nome della città di Reggio, frattura (Ῥήγιον da ῥήγνυμι); ma potrebbe significare solo battigia (ῥηγμίς). Gli antichi hanno tramandato, e l’archeologia ci aiuta, di sismi notevoli in età imperiale.
La storia funesta dei terremoti calabresi è più recente, iniziando, con il risveglio dell’Etna e del Vesuvio, verso la fine del XVI secolo. L’elenco è lunghissimo: 1632, 1693, 1783, 1905, 1908 per dire solo di quelli catastrofici in senso scientifico, cioè che causarono devastazioni totali. Il terribile sisma del 1783 abbattè centinaia di centri abitati, tra cui Soverato [Vecchio]; spianò montagne; creò laghi e paludi; causò ventimila morti per i crolli, e altre migliaia per le epidemie.
Dal punto di vista della storia sociale e politica, i terremoti offrono importanti spunti di riflessioni:
– Si noti che il numero delle vittime è relativamente più basso di quanto ci si aspetterebbe, giacché la maggior parte delle persone trascorreva la giornata più fuori che dentro le case.
– inimmaginabili sono, invece, i danni al patrimonio edilizio, storico, monumentale, artistico e ai libri e documenti; gli edifici antichi, anche castelli e chiese, subirono il riuso: ne vediamo esempi a Maida e a Monasterace; o vennero del tutto demoliti come a Satriano, Badolato…
– non troviamo mai, in quei secoli, casi di rassegnazione e lamentosa attesa di sussidi, ma sempre una pronta reazione; per secoli i centri danneggiati vennero ricostruiti;
– di fronte all’eventualità ricorrente di sismi o sciami sismici, ci si organizzò con attrezzate baracche di legno, meno esposte a crolli e collocate lontano dalle murature, dove si trovava rifugio provvisorio. L’usanza è ampiamente attestata nel prezioso “Diario di quel che accadde a Catanzaro tra il 1710 e il 1769” di Moio e Susanna, edito da Umberto Ferrari: un testo che renderei obbligatorio per tutti i calabresi.
– dopo il 1783, il governo di Ferdinando IV re di Napoli, finita la fase dell’intervento immediato, efficientissima e rapidissima, decise in moltissimi casi il trasferimento degli abitati, come vediamo a Filadelfia, Borgia, Oppido eccetera; e nella stessa Soverato. I motivi erano di natura geologica, igienica, ma anche e soprattutto politica, quasi a voler dare il segnale di una nuova vita. I nuovi centri ebbero perfetti ed eleganti piani regolatori di modello romano.
– Tutti, tranne Soverato!
– Si adottarono tecniche costruttive antisismiche con ampio uso del laterizio, incerto o regolare su tre file, tra le pietre, e di intelaiature e anime di legno e canna, al fine di offrire meno resistenza all’onda d’urto. Potete vederne esempi in tutti i paesi antichi.
– Un discorso a parte merita, nel bene e nel male, la Cassa Sacra, e lo faremo in altra occasione.
Ulderico Nisticò