Se qualcuno ha voluto interpretare il mio pezzo di ieri (“Auguri a Stefano e Stefania”) come una critica o altro o persino un tentativo di attacco allo spettacolo dei Salesiani dello scorso 23, si levi l’equivoco: io ho voluto solo raccontare la bella leggenda di santo Stefano Protomartire, e, per non far solo banale prosa, ho riportato una scena da “L’incanto della Stella”, dramma sacro che è stato rappresentato a San Sostene Marina il 21 dicembre 2013, sempre per la regia di Tonino Pittelli. Sono due lavori del tutto diversi, di autori diversi, oltre che distanti un anno l’uno dall’altro.
Le analogie, se ci sono, sono ovvie, in lavori che trattano la stessa materia e obbediscono alla stessa ispirazione religiosa e tradizionale. La scena del prodigio di santo Stefano in Soverato è analoga, ma non identica a quella di San Sostene; e c’è per una giusta ragione.
La foto che compare su Soveratoweb è palesemente quella di San Sostene 2013; e foto degli spettacoli sono apparse a decine, e ci sono i DVD eccetera.
I personaggi appaiono in costumi ovviamente simili, anzi, immagino, gli stessi.
Le soluzioni di fuochi, statue, scritte o altro, che compaiono sia a San Sostene 2013 sia a Soverato 2014, sono già state con successo sperimentate anche in Resurrexit, Eutimo e Caritea, Soverato 1521, e altri lavori, e non c’è nulla di male a ripeterle o rielaborarle.
Il lavoro e l’impegno del 23 scorso di Pittelli e degli attori e tecnici e scenografi e coro e coreutici sono stati nel complesso encomiabili. Quanto ad altro, che pure in uno spettacolo ha la sua importanza, posso, spero legittimamente, essere o no d’accordo, come su ogni dramma o film o libro o testo eccetera. Se mi fosse stato chiesto un parere prima, avrei detto qualcosa; ora, è inutile.
Ulderico Nisticò