Interpretazione Vichiana della crisi

crisi1 Non posso riassumervi il pensiero di Giovan Battista Vico; l’ho fatto in Facebook, cercatevelo. Vi basti questo esempio, che afferma la mia lettura vichiana della crisi: se uno ha una gamba rotta o mal di stomaco, ne prende atto, va dal medico, assume eventuali medicine, può guarire; ma se uno ha la malattia della debolezza morale, non può guarire perché non ritiene di essere ammalato, anzi fa appello a una certa cultura che vede nella sua morale debolezza un segno di nobiltà d’animo e di civiltà. Dove voglio andare a parare? Ma che in una Calabria che è alla disperazione economica, e la classe politica e burocratica non spende i fondi europei, ci si aspetterebbe che migliaia di cittadini, e non ora ma dal 1970, assediassero i palazzi regionali con le brutte, al fine di costringere passacarte e politicanti al loro dovere. E invece non solo ciò non  avviene, ma quasi tutti i calabresi votano per qualcuno dei colpevoli, anche quando, spesso, i detti colpevoli cambiano casacca e partito.

 L’unico che grida la meschinità dei politici e scaldasedie in tutte le lingue, cioè Ulderico Nisticò, dovrebbe essere ogni giorno oggetto di minacce, intimidazioni o almeno consigli di prudenza; e invece quelli stessi che io dileggio pubblicamente e con nome e cognome (Giunte di sinistra: A. Guarasci, A. Ferrara, P. Perugini, A. Ferrara di nuovo, B. Dominijanni, F. Principe, R. Olivo, G. Rhodio, D. Veraldi, L. Meduri, A. Loiero; di destra, G. Nisticò, G. Chiaravalloti, G.B. Caligiuri e G. Scopelliti proseguito in Stasi. Destra e sinistra, si fa per dire. Sospendo, per ora, Oliverio. Non posso elencare le migliaia di assessori.), quegli stessi se m’incontrano mi offrono un caffè con un bel sorriso. Ecco cos’è la debolezza morale, ovvero mancanza di baffi, diciamo così.

 Cosa c’entra con la crisi? Eccome. E qui ci vuole un altro esempio, e spero ricordiate di quando un matto, in Norvegia, sparò a caso e uccise ottanta persone senza che nessuno, e dico nessuno, dei circa seicento presenti trovasse un minimo d’animo per reagire in un modo qualsiasi, come farebbe l’ultimo dei gatti spelacchiati e dei passerotti implumi. La debolezza morale è dunque la carenza di reattività, e, al massimo, la fuga tipo capitano Schettino.

 È anche così che l’Europa, in presenza di uno sviluppo tecnologico inimmaginabile fino a pochi decenni fa, riesce a morire di fame e si affida a pallidi e aggobbiti economisti palesemente fallimentari; e non nasce un qualche movimento politico che li mandi tutti a insegnare matematica in qualche scuola media, e prenda il potere e salvi il popolo.

 E veniamo a Soverato. In due anni abbiamo visto cadere due sindaci per manovrette interne. Vediamo ogni giorno chiudere qualche negozio. I giovani o sono fuori o hanno la valigia pronta.

 Che fanno, i cittadini di Soverato? Protestano, propongono, si organizzano? Semplicemente, niente; manco parlano.  E manco sanno che a marzo si vota.

 Ecco la mia interpretazione vichiana della crisi: è tutta una questione di debolezza morale, magari spacciata per buona educazione.

Ulderico Nisticò

 

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