Quando un partito o una coalizione perdono le elezioni, di solito i dirigenti sconfitti si arrampicano sugli specchi e muri lisci della sofistica, o se la pigliano con l’arbitro. Dovrebbero dimettersi o essere dimissionati come gli allenatori falliti, e invece di solito restano al loro posto.
In Calabria il centro(destra) aveva stravinto le regionali di quattro anni fa, e invece ha straperso quelle di domenica scorsa. Le cause sono due: la divisione dei due tronconi, ma avrebbero perso lo stesso anche stando assieme; e il pessimo risultato della Giunta e del Consiglio.
Il solo risultato non indecente è stato ridurre il baratro della sanità, ma ciò si deve al generale Pezzi, non certo al centro(destra). La gestione dei fondi europei è stata pessima. La politica economica, disastrosa, come attesta non un qualsiasi comiziante ma la Banca d’Italia! Eccetera.
Ora, se ci fosse serietà politica, si dovrebbe discutere fuori dai denti, e tentare di ricostruire un centrodestra senza parentesi, o, francamente, una destra. Occorrono idee e programmi, mentre l’attuale centro(destra) appare privo di entrambi; e di persone in grado di concepirne.
Con questo non intendo minimamente pensare, neanche per sbaglio, che il centro(sinistra) o la sinistra posseggano virtù politiche. I non astenuti li hanno votati, ma giusto per non far tornare il centro(destra).
La Calabria, che è l’ultima d’Europa e dintorni, avrebbe urgenza di mutamenti radicali di mentalità, soprattutto in fatto di fondi europei ed economia in genere. Non è solo un affare per politici o politicanti: dovrebbero scendere in campo le università, i pensatori in genere, tutta gente che per antichissima tradizione calabrese è muta come pesci per non dar fastidio a nessuno.
Farà qualcosa di simile Oliverio? Beh, è presto per dirlo, ma anche per negarlo. Aspettiamo.
Quando al Basso Ionio catanzarese, o Soveratese che dir si voglia, stendo un velo pietoso sui numeri. Resterà, come sapevamo da prima, senza ombra di rappresentanza.
Ulderico Nisticò