Studiare nelle Università calabresi

Unical

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 Presso il Geometra si è svolta la cerimonia di consegna di una borsa di studio ex aequo a due studenti, voluta dal locale Rotary. Il presidente Savino ha chiosato che lo scopo è di far sì che i nostri studenti si iscrivano alle Università calabresi, di cui ha rivendicato la qualità.

 Una bella iniziativa, e un concetto valido. Ma non posso esimermi da qualche considerazione.

 L’UNICAL, la Magna Graecia e la Mediterranea, cui si aggiunge l’Università per stranieri, non hanno molto da invidiare, pur nella loro recente storia, alle consorelle di medie dimensioni; e in alcuni casi riescono anche a eccellere. Gli studenti ricevono la dovuta preparazione.

 Tutto bene, se l’Università fosse solo un luogo di apprendimento di nozioni e metodi; il che, se è così, è troppo poco. Scusatemi se faccio l’erudito, ma quando nel Medioevo sorgeva un conflitto tra papa e imperatore, prima di imbracciare lancia e spada chiedevano il parere a Bologna e alla Sorbona, che non si esentavano dall’esprimerlo.

 E invece le calabre Università, pur tecnicamente apprezzabili, pare pongano ogni cura a tenersi il più lontano possibile da imperatori e papi, e da qualsiasi questione, non dico politica, ma persino tecnica; e non dico protestare, ma nemmeno proporre, suggerire, interloquire. Niente, i chiarissimi docenti sono tutti muti come pesci, a parte, ovviamente, la loro materia in senso stretto.

 E gli studenti? Muti come giraffe. Non dico che debbano fare i Sessantottini, roba dei miei tempi; ma che diano almeno segni di vita e vitalità: niente, seguono le lezioni, studiano, danno esami; ovvero, baciano il santo e se ne tornano a casa.

 Così le Università nostrane non giovano molto alla Calabria. E non va bene.

Ulderico Nisticò

 

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