Per alcuni decenni via San Martino fu il centro di Soverato; e non è stata dimenticata, se alcuni volenterosi hanno creato anni fa la Festa che, con alti e bassi, ancora si celebra.
Sia detto per la storia, è assai probabile che la denominazione di via San Martino non abbia avuto a che fare con il santo, e nemmeno con Soverato, ma con la battaglia del 24 giugno 1859 tra Francesi e Sardi da una parte e Austriaci dall’altra, durante la Seconda guerra d’indipendenza. Infatti la via che è quasi proseguimento, interrotta dal corso, si chiama Solferino. I due episodi s’intrecciarono, anche se una certa acribia suggerirebbe che a San Martino i Sardi le stavano buscando, se non avessero intanto vinto i Francesi. Si racconta che Vittorio Emanuele II, che si trovava in prima linea, disse, in dialetto piemontese, “Qui fanno fare San Martino a noi”, cioè ci sfrattano. Ma andò più o meno bene; e la mitologia risorgimentale, alla buona, fece di San Martino una grande vittoria.
Ma se torniamo nel passato, non possiamo scordare che il Brebion dell’Arcidiocesi di Reggio, un documento in greco del XII secolo, parla di un monastero di San Martino “di Squillace e Soverato”; e che in qualche modo il santo è connesso a Cassiodoro.
Può essere la chiesetta i cui resti si scorgono a Copanello, e che è chiamata comunemente di San Martino?
Ulderico Nisticò