Il quarzo e i Caduti

davolicaduti Una bella iniziativa, quella dell’Amministrazione di Davoli, di commemorare, nel giorno dei Caduti in guerra, anche i Caduti sul lavoro, e in particolare quelli che contrassero malattie mortali lavorando nella miniera di quarzo. Altri tempi, in cui il pericolo per la salute non era così presente, o spesso s’ignorava del tutto, e le malattie professionali erano diffusissime in tutti gli ambienti. Onore dunque agli operai della miniera, soldati del lavoro.

 Erano gli anni 1930, quando si scoprì questa ricchezza di Davoli. La portavano per teleferica alla stazione della Calabrolucana, e da lì a Soverato: quel baraccone in disuso che vedete sul corso, e che ancora qualcuno chiama COMAC dalla sua seconda destinazione, i più anziani, e più soveratani, lo chiamiamo “u Quarzu”, perché dal 1937 si raffinava il materiale che i bastimenti, attraccando al pontile oggi scomparso sotto la sabbia, portavano alle industrie di Pisa e altrove. Il sistema dava lavoro a centinaia di braccia.

 Dopo la guerra… chi dice che fu la preoccupazione per la silicosi, chi che dava fastidio a qualcuno, chi che l’Italia fu obbligata a comprare quarzo francese per uno degli articoli segreti del Trattato di resa incondizionata del 1947… e lo stabilimento di Soverato e la miniera di Davoli chiusero i battenti.

 Ogni tanto c’è chi si domanda se si potrebbe ricominciare. Occorre un’analisi tecnica della situazione, se il minerale ancora c’è e di che qualità e quantità, se è conveniente estrarlo, se qualcuno lo comprerebbe… Io non esprimo pareri senza dati attendibili, però mi piacerebbe che qualcuno studiasse seriamente la questione. Se è una risorsa, non dobbiamo sprecarla; se non lo è, me ne convincerò.

Ulderico Nisticò

 

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