La confusione di Babele dilaga. La sinistra, dopo accuse e calunnie interne, ha scelto Oliverio; ma questi sa che la sola sinistra non ce la fa, sempre ammesso che tutti i sinistri lo votino; e allora bussa a democristiani, magari per rifare il non mai troppe volte deprecato centrosinistra degli anni 1980 etc., quello che ha due terzi delle colpe delle disgrazie calabresi dal 1970 in poi.
Quello che ha l’altro terzo della colpa, il centro(sedicente destra), annaspa nel buio. La Ferro non è la candidata della coalizione uscente, ma solo quella indicata da Forza Italia. Alfaniani (ammesso che esistano) e democristiani non solo non hanno detto sì, ma stanno inciuciando in vista di qualche “accorduni”, neologismo dialettale creato, guarda un po’, per le recentissime provinciali di Vibo, e probabile guida ideale dell’avvenire.
Secondo me tutti, ma proprio tutti, sono stati colti di sorpresa dalle elezioni, e speravano tutti, ma proprio tutti che tra trucchi procedurali, corbellate e santi, potessero fare come Bertoldo, e rinviare sine die la condanna a morte. Il governo e la decenza hanno fissato la data del 23 novembre (forse!), e ora sono costretti a candidarsi e a candidare.
Questo succede, più o meno, nei sedicenti partiti; l’opinione pubblica, la gente, la mitica gente tace, e, se si vota, andrà a votare come i pecoroni. Avremo un presidente, una giunta, un consiglio… e basta. Non avremo, come non abbiamo e non avemmo dal 1970, una politica, delle idee, la capacità di progettare e spendere i fondi europei.
Del resto, ragazzi, un albero di mele non produce pere, e viceversa e altro: se la Calabria è questa, non possiamo attenderci altro. Mandateci, vi prego, un commissario giapponese.
Ulderico Nisticò