Mio figlio è un genio!

…ad esempio, ieri mattina…

 All’improvviso per la strada due donne discutono ad alta voce.

  • Mio figlio è un genio!

Così risponde una signora sulle scale del mercato. Da poco ha finito di fare la spesa quando ha incontrato una sua vicina di porta. Gelsomino è lì a due passi da loro. La discussione continua.

  • Ti ripeto che mio figlio è un genio, fortuna più grande non potevo avere.
  • La mia lo è di più.

Gelsomino divertito si avvicina alle due donne: ha sempre apprezzato poco questo genere di discussioni, dove si fa a gara a chi ha il figlio più intelligente, soprattutto quando il soggetto tale risulta essere invece un normale banalissimo ragazzo, come tanti… come tutti.

  • Scusate, signore, di che parlate?
  • Del fatto che mio figlio è un genio incompreso. A scuola i professori non capiscono molto, fanno poco e danno ancor meno spazio al talento.
  • Addirittura! – esclama la signora accanto.
  • Non capisco come gli sfugga questo talento, bisogna essere ciechi.
  • Suo figlio è bravo nella musica? – domanda Gelsomino.
  • Sì. Da quando c’è X-Factor non si perde una nota del maestro Fedez.
  • Allora suona? – incalza l’altra signora.
  • Certo che no, ma se volesse sarebbe bravissimo.
  • Ma allora il suo talento qual è? – chiede Gelsomino.
  • Ancora si deve esprimere, deve trovare la sua strada, sono troppe le cose che potrebbe fare bene e preferisce riflettere, fin quando non avrà le idee più chiare.g2
  • E intanto? – Gelsomino non capisce.
  • Aspetta! A scuola questo non lo capiscono.
  • Ma almeno studia? – domanda l’altra signora.
  • Certo che no. Aspetta e anche gli insegnanti dovrebbero aspettare, non trovate?
  • Perdonatemi, signora, ma nel frattempo la scuola che dovrebbe fare? – Gelsomino è sempre più confuso.
  • Non spetta a me: io so che mio figlio è un genio, a me spetta proteggerlo.
  • Da chi? – continua a chiedere Gelsomino.
  • Da quella massa di fannulloni che dovrebbe aiutarmi a crescere il mio piccolo.
  • Non avevo capito – dice Gelsomino – pensavo fosse già grande. La cosa si fa delicata.
  • Perché crede sia preoccupata? Secondo lei, a vent’anni questi problemi le sembrano da poco?
  • Quanti anni? – Gelsomino pensa di aver capito male.
  • È un virgulto! Nulla da obbiettare. – sentenzia Gelsomino.
  • Sapevo sarebbe stato d’accordo con me.
  • Secondo me, vi sbagliate entrambi. – interviene l’altra signora – Mia figlia sarebbe un genio, se la vita non fosse stata sfortunata con lei.
  • Poverina! Che è successo? – domanda Gelsomino.
  • Una tragedia, una di quelle che capitano perché nella vita non sai mai cosa succede.
  • Oh miseria! – esclama Gelsomino.
  • Vede, mia figlia e un’amica stavano giocando, ma la colpa non è loro.
  • In che senso? – domanda Gelsomino.g3
  • Erano sul marciapiedi, davanti casa, quando dall’altra parte della via passa una ragazzina con tantissimi capelli. Troppi, secondo me! E infatti …
  • Che è accaduto? – incalzano l’altra signora e Gelsomino insieme.
  • Mia figlia e l’amica la rincorrono e cominciano a tirarle i capelli. Siccome questa ha pure il coraggio di rispondere, mia figlia si vede costretta a infilarle una matita nell’occhio destro, altrimenti avrebbe avuto la peggio. L’amica, spaventata dalla reazione, scappa via e mia figlia infastidita dalla sua vigliaccheria la rincorre, la blocca, le tira giù i pantaloni, la butta a terra e le scaglia addosso una qualche pietruzza, trovata là vicino.
  • Oh mamma mia! – l’altra signora si copre il viso con le mani.
  • Capisce la disgrazia?
  • Mi rendo conto. – annuisce Gelsomino.
  • Era solo uno scherzo, un banale scherzo. La magistratura che fa? Sostiene che mia figlia è un soggetto violento. Mia figlia? L’essere più docile che abbia mai visto e poi è mia figlia. Un genio a cui una tipa con i capelli lunghi ha rovinato il futuro.
  • Un genio …. – rammenta a se stesso Gelsomino.
  • Lo sarebbe stata… anche più di suo figlio. – continua quella indicando l’altra signora.
  • Cosa dice? – risponde la sua interlocutrice.
  • Vi prego – dice Gelsomino – posso farvi una domanda?
  • Ad entrambe? – chiede una delle due.
  • Se posso.
  • Prego – esorta l’altra.g4
  • Ci sarà un momento nella vostra vita che avrete il dubbio di aver fallito come madri? Non dico sempre, ma un attimo potrà mai capitare che vi venga in mente di aver cresciuto due individui che non hanno consapevolezza di ciò che è giusto o sbagliato, non hanno percezione corretta di sé e degli altri, non pensano perché non sognano, non desiderano perché già hanno? Avrete mai il dubbio che questi ragazzi non abbiano alcuna idea di quanto sia importante la vita degli altri?
  • Come si permette! Non la riguarda come cresco mio figlio. – risponde indispettita la prima.
  • Si sbaglia. Suo figlio e pure la figlia della signora non sono soli al mondo: vivono in mezzo agli altri e possono essere pericolosi per loro e per se stessi. Invece di stare qui a sparlare, sarebbe meglio che andaste a casa a fare i genitori. Vi faccio vedere il giornale. Guardate cosa è successo, qui nella cronaca locale. Avete voglia di continuare?
  • Lei è come gli altri! – sostiene l’altra – Sì, vi credete tutti bravi, ma i nostri figli sono bravi, bravissimi e noi che li abbiamo educati siamo più bravi ancora.
  • Vi lascio il giornale … fate quel che vi pare.

Gelsomino si allontana. Crede sia meglio lasciar perdere per non essere picchiato pure lui…

 

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