È stato giusto e bello celebrare i quarant’anni dal titolo di città a Soverato; e lode a sindaco Alecci, assessore Sica, e a Peppe Chiaravalloti, Tonino Pittelli, Rosanna Basanisi, Gianni Sangiuliano, Salvatore Gualtieri, Luigi Tedesco e i suoi, Nuccio Pasquale, Gianni Calabretta, Corrado Corradini, et quorum pars magna fui io molto volentieri.
Occorre ora, a festa goduta ma finita, fare un po’ di storia, per rispondere alla domanda se si sono realizzate o no le speranze e aspettative di quattro decenni or sono.
Nel 1974 Soverato contava già più di 8.000 abitanti, in crescita; nel 2014 ne conta ufficialmente poco più di 9.000, ma con tendenza negativa, e con più adulti e anziani che giovani.
Nel 1974 c’erano ancora i “cantieri”, grandi depositi di materiale vario cui attingevano i paesi interni, il che era stata per un secolo la funzione di Soverato. Da allora si sviluppò un commercio al dettaglio con troppi esercizi, e, nel 2014, non fortunati.
Nel 1974 il tessuto urbano si espandeva verso sud con edilizia “economica e popolare” ed edifici pubblici. Nel 2014 il centro storico è circondato da troppe periferie quasi prive di negozi e servizi: la scelta si è rivelata un grave errore urbanistico e sociologico. Si può dire che l’area produttiva e attiva di Soverato sia, nel 2014, la stessa del 1974, dal passaggio a livello al municipio.
Nel 1974 i più erano grandi commercianti, dettaglianti, artigiani, operai, pescatori; nel 2014 siamo quasi tutti nel terziario o in pensione.
E anche questo… Nel 1974 Soverato attirava uffici e strutture via via scomparse; nel 2014, dobbiamo difendere, se non altro, il presidio ospedaliero.
Nel 1974 Soverato era servita dalla 106 e dalla 182; nel 2014, lo stesso, con la ridicola bufala della superstrada delle Serre; e sono nettamente diminuiti i treni.
Nel 1974 iniziavano la loro vita le attuali scuole superiori statali, ospitate in maniera precaria; nel 2014 hanno tutte trovato una buona o discreta collocazione in propri edifici. Continuano vitali i Salesiani e le FMA, senza però più i collegi, che un tempo attiravano famiglie da tutta la Calabria.
Gli alberghi del 2014 sono gli stessi del 1974, con un totale di pochissimi posti letto. Non si è fatto nulla per tenere sotto controllo il fenomeno sostanzialmente negativo degli appartamenti in nero, che ha causato lo svilimento della qualità dell’accoglienza. Sono invece aumentati lidi, ristoranti e bar.
Nel 1974, rispetto ai tempi, Soverato vantava turismo di medio e spesso alto livello; nel 2014 il livello è molto più basso, e ridotto quasi solo alla balneazione. Assente ogni altra forma di turismo: culturale, di salute, della terza età, religioso…
Rispetto al 1974, Soverato si è dotata di un teatro comunale, ma ancora non abbiamo deciso seriamente cosa farne; e di un acquario di cui è meglio tacere.
Fiorisce l’associazionismo, tuttavia senza molto dialogo tra le diverse realtà, che anzi appaiono isolate. Scarso è perciò il dialogo, pur in presenza di assai diffusa istruzione universitaria e di scuola superiore; e di quotidiani e televisioni.
Come nel 1974, la città produce, con fantasia e buona volontà, una sua cultura e socialità: Grillo, Volley, quartieri, compagnie amatoriali… Manca, come allora, un’organizzazione della cultura.
Nel 1974 c’era ancora una vita politica intensa e vivace; nel 2014, è irrisoria la percentuale di cittadini in qualche modo attivi in politica, e quasi nulla quella di iscritti a partiti e movimenti.
Nel 1974 Soverato non aveva un suo rappresentante in Consiglio regionale; nel 2014, idem. Non parliamo di Camera e Senato.
Diciamo che la città è progredita, sì, ma molto meno di quanto avrebbe potuto e dovuto. Si può fare meglio, ma occorre una riflessione della comunità che produca un’idea per i prossimi decenni.
Ulderico Nisticò