Con inaspettata e sospetta pacatezza e senza manco parolacce e chiamata in causa di capre, Sgarbi annunzia di rinunziare a chiedere i Bronzi per l’Expo, per non scatenare polemiche. Detto da uno che sulla polemica ha fondato la sua immagine assai più che sulla conoscenza di pennelli e scalpelli e bulini, a me pare uno schiaffo morale alla Calabria e a quei provincialotti i quali manifestano paura che Milano rubi le statue magari di notte infilandosele in tasca il sindaco con l’aiuto dell’assessore ai trasporti.
O è una mossa per ottenere un minimo di risposta dalla politica, che invece tace, o dalla cultura, che invece è muta? Ma a me non importa molto di Sgarbi, se mai, dei Bronzi e dell’immagine della mia terra.
Io insisto che i due marcantoni all’Expo ce li avrei visti volentieri, grossi, forti, tracotanti, belli, sani… davvero il contrario dei romanzieri piagnoni e dei poeti lacrimevoli e degli intellettuali aggobbiti di cui la Calabria reale del XXI secolo pullula. Magari l’espositore e acquirente giapponese, australiano, alaskiano, cinese, milanese stesso, passando, avrebbero detto tra sé e sé: “Ma allora in Calabria non c’è solo la mafia, e, in alternativa, i singhiozzi!”
E, chissà, qualche operatore turistico mondiale poteva anche rimuginare che vale la pena di mandare dei visitatori in Calabria; soprattutto se accanto ai Bronzi avessimo messo qualche foto di monumenti e città, assieme a mare e montagna, soppressate e vino.
Adesso, cari e piangenti calabrotti, affezionati ammiratori di una Magna Grecia di cui quasi tutti non sapreste indicare manco un nome, vorrei che almeno qualcuno di voi si desse da fare a dimostrare, con argomenti scientifici etc, che i Bronzi sono stati concepiti e fusi in Calabria quando si chiamava Ausonia, Enotria, Italia, Megale Hellàs eccetera o non aveva un nome.
E già, perché se sono roba nostra, ancora ancora… ma se sono le solite statue greche di passaggio naufragate per purissimo caso, allora anche a Genova o a Trapani potevano colare a picco, secondo i venti e le onde. Se sono capitati per combinazione a Riace invece che a Piombino o a Sorrento, allora sono uguali alla Gioconda, che un italiano si portò in Francia. E allora possono andare a Milano oppure a Manila, capitale delle Filippine.
Ulderico Nisticò