“Hanno salvato mio nipote, era in fin di vita, moribondo, senza speranze. E invece, dopo quattro giorni di cure e attenzioni, sono riusciti a svegliarlo e adesso sta bene”. A parlare così è la signora Antonia Migliazza, zia di L.I., 43 anni, originario della Svizzera e in vacanza qui in Calabria, ricoverato d’urgenza all’ospedale “Giovanni Paolo II” per una broncopolmonite.
La donna ha voluto ringraziare i medici e i sanitari dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale lametino, diretto dal direttore facente funzioni Dott. Stylianos Glyronakis, che sono riusciti a salvare il nipote, elogiando tutto il personale e manifestando sentimenti di gratitudine per le doti umane e professionali dei sanitati presenti nel reparto. “Oltre alla professionalità ho visto persone stupende – ha detto la signora Antonia Migliazza – tutte cordiali, umane, che sono state vicinissime a mio nipote. Vorrei ringraziarle tutte, perché con il loro lavoro e la loro professionalità sono riuscite a riportare la gioia nella nostra famiglia. È stato meraviglioso quando mio nipote si è risvegliato dal coma, dopo quattro giorni di agonia”.
Tutto è iniziato il 13 agosto, quando il 43enne è arrivato in Calabria dalla Svizzera insieme alla famiglia. L’uomo, così come ha riferito la congiunta, aveva un po’ di tosse, che poi si è trasformata in bronchite e dopo qualche giorno in broncopolmonite. Venti giorni di agonia. Fino a quando la famiglia decide di accompagnare il malato alla guardia medica di Girifalco, dove si trovavano in vacanza. Ma le condizioni si sono rivelate subito critiche, da qui la decisione di chiamare il 118 di Lamezia Terme che, giunto prontamente sul posto, ha accompagnato il malato all’ospedale lametino. Qui l’uomo è giunto in condizioni disperate.
“Da lì è iniziato il calvario – spiega la zia del 43enne – mio nipote è stato messo in coma farmacologico, coma durato per quattro giorni. Poi piano piano i medici l’hanno svegliato e, con l’uso sempre del respiratore, è riuscito a parlare. Ora che sta meglio la mamma lo porterà in Svizzera in aereo. Prima che partano, però, voglio rivolgere questo elogio ai medici di Lamezia che, grazie alle cure prestate a mio nipote, lo hanno fatto rivivere. Nessuno ci sperava, considerate le condizioni in cui si trovava. Un elogio che voglio fare perché siamo calabresi e non è vero che nella nostra regione è tutto negativo; ci sono positività che vanno evidenziate. Questo è un regalo che voglio fare a mio nipote e ai medici lametini. Per noi è stata una grande vittoria. E’ quello che esce dal cuore: un grazie”.
Spesso si parla di mala sanità dimenticando i molti casi in cui la grande professionalità, l’alto senso del dovere, l’amore per la propria professione, fanno scrivere storie di cortesia e di umanizzazione nei luoghi di cura, dove si conseguono risultati che oltrepassano ogni aspettativa.