«I Bronzi di Riace non devono diventare commessi viaggiatori della cultura. La cultura non è un’impresa di traslochi, e anche quando un’opera sia trasportabile non è detto che debba essere “movimentata”. Deportare i Guerrieri come fossero soprammobili non è un progetto ma un trucco mediatico». È quanto sostiene l’autorevole storico dell’arte e saggista Salvatore Settis (professore emerito di Archeologia classica alla «Normale» di Pisa e Accademico dei Lincei) dopo l’assurda insistenza del critico Vittorio Sgarbi sul trasferimento dei Bronzi di Riace a Milano per l’Expo 2015. «Per di più, è vano nascondere che, se mai i Bronzi di Riace venissero trasportati all’Expo, fatalmente continuerebbero a girare tutto il mondo, in occasione di Olimpiadi, G8 ed altri eventi per cui in passato furono chiesti e negati».
«I Bronzi», afferma ancora il prof. Settis (nella foto), «sono opera delicatissima e il giudizio sulla loro intrasportabilità è stato dato e ribadito dall’Istituto centrale per il Restauro e dalla Soprintendenza: un capovolgimento di questo parere tecnico mi pare davvero molto difficile, visto che nulla di nuovo è intervenuto».
Il prof. Settis poi aggiunge: «I Bronzi sono il “pezzo forte” del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (che nei progetti del ministro Dario Franceschini è tra i musei di importanza nazionale), un Museo assai sfortunato perché da anni chiuso o semichiuso, ma ricchissimo di materiali straordinari. I Bronzi di Riace, che dalla riapertura del museo stanno attirando un numero crescente di turisti, dovrebbero (anziché viaggiare qua e là) innescare un processo virtuoso di ripensamento delle strategie espositive e attrattive di quel Museo: aprirlo nella sua interezza, renderlo più interessante per tutti, contribuire alla vita culturale della Calabria. Dio sa quanto una città come Reggio ne avrebbe bisogno».
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