Bronzi e Soldi

bronzicalabria1 I numeri sono numeri e non opinioni, e quelli degli incassi del Museo di Reggio, Bronzi inclusi, sono ridicoli: 840 euro al giorno, che non pagano nemmeno metà di stipendio di guardiano. Se mandiamo i Bronzi a Milano per due settimane, il Museo perderà 12.600 euro nell’immediato, con speranza di attirare visitatori per l’avvenire.

 Gli altri musei calabresi credo siano ininfluenti nel conteggio delle entrate; sebbene tutti costino, immagino, per spese varie e per personale. Attenzione, non è che i luoghi culturali gratuiti siano più visitati di quelli a pagamento. Roccelletta, una delle più notevoli aree archeologiche romane, se non fosse per degli spettacoli resterebbe soletta come quando era proprietà privata e io scavalcavo abusivamente per vedermela.

 Insomma, il patrimonio culturale e monumentale calabrese è una voce marginale dell’economia, ivi compresa quella turistica. Altrove, con uno spuntone di torre e un quadro, ci campa un territorio.

 Penserete, lettori forestieri, che sia un fatto di ignoranza, di scarsa o nulla scolarizzazione. Eh, la Calabria pullula di antichi Licei Classici e più moderni Scientifici, e infinite altre scuole superiori; e le lauree vanno a un soldo, anche in lettere e arte e roba professionale del genere. E allora, come va che il prof. X (“un grandissimo uomo di cultura… ”) non ha mai percorso i 17 km che separano Soverato dalla detta Roccelletta? Ha l’automobile, la patente, i soldi per la benzina, il tempo libero: ma non ci ha mai messo piede. La ragione non è sociologica o economica o politica, è antropologica: egli è una persona “preparata”, cioè un passivo come il participio passato che in quel modo, alla calabrese, lo definisce; non gli hanno insegnato a pensare ma solo a ripetere; nessuno, a cominciare dalla mamma per passare ai proff., gli ha infuso un poco di curiosità, e figuratevi del dubbio: non sta bene, poi non fai carriera. Egli è una macchina da lavoro cerebrale, non un normale essere umano mosso da naturale vivacità. I Bronzi non c’erano nel libro di testo quando studiava lui. studiava, eccome: ha la gobba!

 Del resto, detto tra noi, i luoghi storici e le aree archeologiche e le statue antiche non è che siano il massimo dell’eccitazione, se non ci mettete un poco di peperoncino, un mito, un sogno, una favola… A Verona c’è un balcone qualsiasi promosso a Romeo e Giulietta; a Rimini un castello rifatto con leggio e letto per Paolo e Francesca… Tutte bufale pazzesche, che però, spacciate bene, attirano a milioni!

 I due colossi esibiti a Reggio sono chiamati Bronzo A e Bronzo B come i moduli dell’INPS. Un minimo di curiosità su di loro la suscitò il giallo su chi li avesse trovati: fine. Da allora, A e B come le sezioni di una scuola. Un racconto, un’ipotesi, una storia? Mai, non sta bene, i nostri dotti sono stati educati a una visione noiosa della vita e del mondo.

 E poi, due guerrieri? Non è politicamente corretto. E fu così che al compianto Mino Reitano, già nella china da bravo cantante a piagnisteo calabro, fecero cantare una canzonaccia il cui ritornello faceva così: “Bronzi di Riace, guerrieri della pace”. Con quella faccia, la pace? La pace: niente avventure, poemi epici, maledizioni degli dei, orrendi delitti e altra roba interessante da tragedia greca: due pacifisti, due piccolo borghesi inutilmente palestrati. Ragazzi, se dalla letteratura togliete la guerra e gli amori sbagliati, resta solo la Vispa Teresa, a parte le versioni goliardiche che vi recito su richiesta in privato.

Così nessuno paga per annoiarsi di una cultura calabrese così male presentata. A Parigi ci sono delle statue gotiche la cui funzione pratica è gocciolatoi, e simbolica di guardiani della soglia. Tutto il mondo sa che essi di notte prendono il volo, e diventano i Gargoyles. Non è vero? Boh, alle 18 la chiesa chiude, che ne sappiamo se volano o dormono? Sempre a Parigi, c’è un quadro che, francamente, è molto meno bello di tantissimi altri, anche dello stesso autore: ma ogni tanto lo rubano; ogni tanto si ipotizza fosse un uomo; oppure la signora Tale… insomma, si rinverdisce l’attenzione, e tutti vanno a vederlo, senza vedere un piffio per la calca e il vetro antiscasso, però per il resto della vita parleranno della Gioconda.

 Mandiamo a Milano, però accompagnati da un mito, da un’immagine poetica della Calabria antica, da qualcosa per cui magari il 10% dei visitatori dell’Expo provi curiosità a venire a vedere la nostra terra. Sarebbero mille volte di più di quanti finora hanno visto, occhiata e fuga, i Bronzi al Museo. E pagherebbero pure volentieri.

Ulderico Nisticò

 

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