L’Epatite C, la «versione» peggiore del virus (che, come si sa, può portare alla cirrosi e al tumore del fegato) ha recentemente rialzato la testa in tutta Europa, mietendo vittime soprattutto tra i giovani. In Italia, le persone affette – secondo una rilevazione di pochi giorni addietro – sarebbero circa due milioni.
Il vaccino? Non è disponibile. L’unico farmaco attualmente in commercio, che potrebbe contribuire a sconfiggerla, costa moltissimo e sta sollevando non poche polemiche.
In un documento diffuso oggi dai Centri Europei per il Controllo delle malattie (Ecdc), in occasione della Giornata mondiale delle Epatiti, si chiede un energico e tempestivo intervento da parte delle istituzioni.
L’assenza del vaccino favorirebbe soltanto l’accesso solo ai nuovi farmaci, in grado di eradicare il virus. Finora, l’unico approvato dalle autorità europee, è il «Sofosbuvir», attualmente al centro di una trattativa sul prezzo, interrotta dall’azienda produttrice: la Gilead. Motivo del contendere: il costo più che elevato. Pensate un po’: circa 1000 euro a pillola.
Il fegato e la fitoterapia
La fitoterapia non è il trattamento di prima scelta per curare l’epatite, ma può essere una misura complementare, utile principalmente per migliorare la condizione del fegato. Prima di iniziare il trattamento, è consigliabile però di rivolgersi al medico.
Le piante officinali, che hanno un effetto positivo sul fegato (epatoprotettore) e che possono aiutare in caso di epatite, sono:
– il cardo mariano e il carciofo (da usare sotto forma di compresse o capsule).
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