Dalla Spagna, Calabria con dignità. Qui, no.

  Mi giunge, accompagnata da una cortese lettera, copia della rivista “Santa Eufemia, Ferias y fiestas en honor a San Pedro Apostol”, numero speciale, edito dal Comune spagnolo che porta il nome di Santa Eufemia. A p. 13, un mio articolo, magistralmente tradotto dal mio amico Angelo Iurilli, cui si deve la scoperta in parola.

 Per il lettore attento, dovrebbe essere solo un richiamo alla memoria. Sappiamo che, in provincia di Cordova, c’è un paese di Santa Eufemia, che si vanta fondato da trentatré cavalieri calabresi al tempo di re Alfonso VII di Castiglia (1126-57). I nostri valorosi guerrieri conquistarono un castello moresco al grido di “Sant’Eufemia!”, e così battezzarono il paese.

 L’Associazione Calabria – Spagna di Reggio, presieduta da Rosa Fontana e con la collaborazione di chi scrive, si attivò subito con le autorità politiche e culturali spagnole, trovando cordiale accoglienza e sollecitazione a continuare il lavoro. Ne è prova questa rivista, dove, alla p. 38 e 39, troviamo un’altra sorprendente notizia: le imprese sportive della squadra di calcio locale, che, manco a dirlo, si chiama “Calabrés de Santa Eufemia”.

 Per non farsi mancare nulla, anche le manifestazioni equestri di Santa Eufemia si chiamano “El Calabrés”!

 In Calabria, ovviamente, la notizia è caduta nel vuoto più profondo, senza commuovere nessuno. Alcuni accademici che tentai di coinvolgere, per altro amici e squisite persone, sono scappati di corsa perché la cosa non è “scientifica”: chissà nel loro meccanico cervello cosa vuol dire che la storia può essere scientifica, quando invece è la narrazione dell’allegra follia umana!

 Un assessore di Sant’Eufemia d’Aspromonte si fece vivo per telefono, per poi sparire in un buco nero. Nulla da Lamezia T., dove pure ci sarebbe Sant’Eufemia con l’Abbazia, il Bastione e quel che segue.

 Ragazzi, la Calabria ha tanti difetti; e tutti ne parlano male, balzando essa alla cronaca solo per inchini mafiosi. Ma noi, i “Calabrés” di Calabria, siamo bravissimi nel perdere anche le poche occasioni di dignità che il caso e i pochi buoni amici ci offrono.

 Un gemellaggio, un incontro, un qualcosa: mai! La stampa locale apre le pagine culturali solo ai raccomandati e politicamente corretti o peggio. Il TG3, convegni antimafia segue cena e comunicati di Franco Corbelli. La RAI nazionale? Film di ‘Ndrangheta. La Regione, le Province? Non pervenute, mute come notte fonda.

 Meno male che ci pensano il sindaco e i valenti calciatori e i cavallerizzi “calabresi” di Spagna a restituirci un poco di buona immagine! Arriva hispanidad, caballeros.

Ulderico Nisticò

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