Chi si è trovato, anche una sola volta, a dover percorrere con la propria auto – nel periodo estivo – il corso Margherita di Gagliato (che collega i centri delle Serre alle località balneari del versante ionico soveratese) non può dimenticare la scena. Sembra incredibile: un serpentone di cemento di due chilometri e 700 metri costeggia da svariati anni il centro abitato, quasi a voler prendersi beffa di chiunque si trovi a passare. I pendolari – siano essi turisti o persone che si recano a lavoro – infatti sono costretti a sfidare la sorte sistematicamente, sempre più intrappolati tra gli ingorghi che spesso e volentieri si creano sulla principale arteria cittadina, a causa di un transito automobilistico (spaventoso) che sfiora a dir poco le diecimila unità al giorno.
La cosiddetta «Trasversale delle Serre» – o, per meglio dire, il suo famigerato 5° tronco – insomma se ne sta lì a sonnecchiare nell’indifferenza generale.
Uno spettacolo da paese in disarmo, per dirla con un eufemismo. E tutti a chiedersi: «Ma non dovevano aprirla al traffico, lo scorso anno, questa benedetta superstrada?». Già, non dovevano aprirla? Sono anni che se ne parla. La sua «apertura» venne strombazzata e data per imminente fin dal tempo in cui l’ex pm Antonio Di Pietro ricopriva la carica di ministro per le Infrastrutture. Parole, soltanto parole, che il vento ha poi spazzato via negli anni. Al punto di arrivare ad indurre la popolazione delle Serre e dell’entroterra ionico a far perdere persino ogni speranza. Non a caso, per i più, la Trasversale delle Serre ormai è quasi diventata un modo di dire, il simbolo di ciò sembra destinato a non realizzarsi mai.
Ma cosa impedisce – vien fatto di chiederci – il definitivo completamento di questo lotto, per anni diventato cavallo di battaglia di parlamentari nazionali (della zona) in varie campagne elettorali? Qual è l’ostacolo, in pratica, che Anas e Stato italiano non riescono a superare? I lavori, manco a dirlo, iniziarono all’incirca una ventina di anni addietro. A porre la «prima pietra» fu una società costruttrice di Bari (la «Mazzitelli Spa») che dopo un po’ fece armi e bagagli e trasmigrò per altri lidi. I cantieri subirono una lunga fase di fermo. Poi, sopraggiunse un’altra ditta e un’altra ditta ancora. Oggi, a sentire i responsabili del Compartimento autostradale regionale, tutto sarebbe agli «sgoccioli»: mancherebbero soltanto i guardrail allo svincolo di Gagliato e la segnaletica nell’intero tracciato, che si sviluppa per una lunghezza complessiva di 2,7 km.
«Ma sant’Iddio», tuona la gente, «vi sembra una ragione plausibile questa?». «Dopo aver buttato fiumi di milioni di euro (finanche per demolizioni varie, opere annesse non previste o sbagliate) gli “alti papaveri” dell’Anas si perderebbe per così poco?».
Badate bene: per solennizzare ulteriormente il fatidico «taglio del nastro», nel giorno dell’inaugurazione e quindi dell’apertura del terzo lotto (che se non altro avrebbe contribuito a rendere indenne l’abitato di Gagliato da ingorghi e inquinamento da ossido di carbonio) si era addirittura pensato persino ai… fuochi d’artificio (frutto di una colletta nata spontaneamente fra cittadini). «Perché realizzare meno di tre chilometri di superstrada in vent’anni», ironizza qualcuno, «è senza dubbio un evento che merita uno spettacolo pirotecnico di tutto rispetto».
Ironia a parte, quel «giorno» tanto sospirato non avvenne e l’apertura al traffico sembra ancora di là da venire. Le aspettative, d’altronde, sembrano tutt’altro che rosee e tutto lascia presagire che passeranno altri anni. La storia travagliata di questo quinto tronco, intanto, proprio ieri mattina è approdata – pensate un po’ – finanche negli studi di «Striscia la Notizia», a Canale 5, suscitando non poco stupore anche tra lo staff di Antonio Ricci, che ha manifestato l’intenzione di inviare una troupe sul posto. Sicché, a conclusione delle ferie estive… fiato alle trombe: arriva Gabibbo!
(ViP)
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