Forse è la volta buona, e si scioglie questo Consiglio parimenti inutile e dannoso di tutti quelli dal 1970 a oggi, e che, assieme alla Giunta a un esercito di passacarte, non è riuscito a spendere manco i fondi che ci regalava l’Europa; eccetera. A parte i consiglieri e famiglie, non lo rimpiangerà nessuno. D’accordo: ma ora?
Ora, con una rappattumata legge elettorale, dovremo eleggere trenta consiglieri; venti in meno, per ordine del governo. Come si farà? Ovvio: i partiti presenteranno liste di trenta pinchipalli qualsiasi, e quelli che hanno più parenti o amici o sostenitori più o meno leciti verranno eletti. Lo stesso che succede dal 1970, e i risultati, anzi, i non risultati sono sotto gli occhi del mondo.
Intanto Renzi nomina una Cabina di regia che di fatto commissaria la Regione: alleluia. A questo punto, potremmo risparmiarci Consiglio e Giunta. Ma la legge… e allora, subiamo anche le prossime elezioni e il prossimo Consiglio di trenta pinchipallini.
La Calabria avrebbe urgenza di gente decisa e competente, e che davvero s’intenda di territorio, urbanistica, agricoltura, allevamento, industria, artigianato, trasporti, turismo, cultura, libri, teatro, cinema, arti… e che conosca bene i complicati meccanismi dei fondi europei. E di gente saggia che, se non sa una cosa, non finga di saperla ma chieda a chi sa… a chi sa, non ai consulenti regionali vicini di pianerottolo come faceva Chiaravalloti.
Come trovare questi umani tesori nascosti? Beh, occorrerebbero dei luoghi deputati a ciò, quali convegni (non antimafia segue cena!), giornali locali se non fossero asserviti, tv pubblica se non fosse telecosenza e teleamicimiei…
Dovrebbe avvenire così la selezione della classe dirigente. In Calabria avviene invece il contrario: se ci si accorge che qualcuno sa e sa fare qualcosa, scatta la palese congiura dei mediocri spaventati di perderci, la calunnia, l’assiepamento del principe da parte dei cortigiani vil razza dannata. E guai se il meritevole non appartiene a qualche club, loggia, cosca, giro di amicizie e parentele, consorteria… può essere anche più poeta di Dante e più sculture di Fidia e più agricoltore di Senofonte e Magone e Virgilio e Columella in persona, e più turistico di Marco Polo… niente, ci sarà sempre un cugino e un socio da accontentare…
Siamo l’ultima terra d’Europa? Poco male, sistemato lo zio. Disoccupazione alle stelle? Nipotina assunta. Fuga dei cervelli? Meglio così diventa professore universitario quello che, guarda caso, ha lo stesso cognome di quell’altro. Professore di che? Ma di “pedagogia della resistenza”, una materia che esiste al mondo solo nell’organico dell’UNICAL, e vorrei sapere cosa insegna e con quali testi. Patrimonio archeologico e storico? Abbandonato. Ottimo: prossime aree edificabili. Eccetera.
Ma i bravi e competenti, si fanno avanti? Mai, non sta bene. Non abbiamo mai sentito un professore delle tre università e mezza esprimersi sopra un argomento qualsiasi: zitti e muti. Giornalisti coraggiosi? Scherziamo! I per altro pochissimi scrittori foraggiati, parlano solo di mafia (segue cena), ma generica, senza far nomi. La Chiesa, prega. I partiti, semplicemente non esistono.
Con questa selezione al contrario, in cui sono destinati a trionfare i peggiori, a che serve andare a votare? Ma ci andremo, o prima o poi, e, rimescolate un tantino le carte, saremo al punto di oggi: come dal 1970 a oggi ininterrottamente, in cui è molto, molto difficile stilare una graduatoria dell’inefficienza e del disastro. Assegno a tutti un bel premio Zero, ex aequo.
Ulderico Nisticò