Il 30 maggio si sono svolte due manifestazioni interessanti in due scuole, lontane geograficamente ma molto vicine perché unite dallo spirito di terra madre. Due momenti di festa legati agli orti in condotta in due contesti diversi, dove operano gli unici due Orti Slow food presenti in Calabria. Uno a S. Caterina dello Jonio in provincia di Catanzaro ed uno a Messignadi in provincia di Reggio Calabria.
Il primo a S. Caterina Jonio, in un contesto costiero, ha visto la partecipazione degli alunni coinvolti nel progetto dell’orto insieme alle altre classi della stessa scuola. Una occasione di festa curata dalle docenti e dalla referente Caterina Leto, con l’obiettivo di trascorrere un momento di allegria con le mamme degli alunni che hanno riaperto la casetta del forno per cuocere le pitte e preparare le frittelle con i fiori di zucca raccolti nell’orto. La presenza del fiduciario della condotta slow food Soverato versante Jonico Luigi Tropeano,del segretario Carmelo Cuzzocrea,quella dell’esperto Franco Santopolo per un incontro conclusivo di lezione con gli alunni sull’importanza della biodiversità , la pazienza dei due nonni ortolani Gianni ed Ilario che si sono amorevolmente presi cura della sistemazione dell’orto con il coinvolgimento dei piccoli agricoltori hanno dato un valore aggiunto alla giornata che non era solo di festa: il valore che tutto quello che si è fatto durante l’anno è il principio di terra madre, è il rispetto della natura , è l’attuazione pratica del manifesto sull’educazione promosso da slow food.
Il secondo appuntamento a Messignadi ( frazione di Oppido Mamertina in un contesto di area interna in Aspromonte) ha visto la partecipazione degli alunni e della scuola con il dirigente scolastico, i docenti Francesco Surace ( che è anche il promotore e referente del progetto orto) e Rosa Anna Cartisano, il prof. Domenico Cersosimo dell’Unical, l’esperta nutrizionista Arianna Messineo e sua Eccellenza il vescovo Francesco Milito della diocesi Oppido – Palmi. La mia presenza come Slow Food Calabria per Terra Madre ha voluto solo dare il messaggio che quello che si è fatto in questi dieci anni a Messignadi fa parte di un progetto più grande, su cui sta investendo Slow Food in Italia con i sui 435 orti. La dignità e la passione degli alunni che ci hanno accolto nella loro scuola ( se si può chiamare scuola un piano terra anonimo in un anonimo edificio incastonato tra tanti) è la cosa che mi ha colpito di più. Da qui il valore dell’insegnamento che in questi dieci anni ha saputo trasmettere Francesco Surace, mettendosi insieme ai suoi alunni a coltivare il piccolo orto ricavato da un residuo di lotto intercluso. Un insegnamento teorico pratico che va dalla stagionalità al rispetto della terra, alla coltivazione di ortaggi con tutta la dignità di farlo in un contesto di centro in area interna dove magari l’agricoltura a volte è anche vista come qualcosa da rimuovere in una società che pensa di riscattarsi allontanandosi dalla terra per inseguire facili guadagni in altri settori. L’esperienza degli alunni di scendere durante l’anno a valle per vendere i loro prodotti ad altri è poi la faccia della stessa medaglia. Particolarmente significativi gli interventi di Domenico Cersosimo, che ha parlato del suo ultimo libro sulla condizione dei giovani in agricoltura. Ma senz’altro il messaggio più importante è venuto dal vescovo, che ha benedetto l’orto e che ha fatto tanti richiami sui passaggi della Bibbia e sul valore sacrale che sta dentro le azioni di chi si occupa della terra e del creato.
Insomma una grande esperienza di terra madre.
Marisa Gigliotti