Marco Aurelio Cassiodoro, viveva in collina. Amava il mare. Ci piace pensare che forse parlava anche ai pesci e alla natura ionica che lo circondava. Illuminato sapiente, animato spirito moderno e anticipatore di tempi, di sicuro il Magister Officiorum parlava anche con Dio.
Più che una mente, Cassiodoro è un’energia globale che dalla lontanissima vita sua si trasferisce nel pensiero universale e senza tempo.
Ritorna anche lui ne “L’ultima notte di Scolacium”, a parlare, più che di sé, del mondo che viveva dentro quella basilica e che, non del tutto morto come a volte accade in un terremoto, forse conserva ancora sotto le macerie il respiro degli uomini e della storia che resiste, malgrado i secoli.
Cassiodoro, nato nel 485 circa d.C., riappare in due momenti storici non suoi: il tempo a noi contemporaneo e il Medioevo dell’anno Mille nel quale Adelasia, Boemondo, Ruggero e gli altri, vissero e agirono alimentati dai più forti e convulsi sentimenti: il desiderio di potere, l’amore, la vendetta.
Francesco Brancatella autore e sceneggiatore de ”L’ultima notte di Scolacium”, lo fa tornare tra noi in modo tanto realistico, quanto altrettanto surreale è il salto tra più passati e il nostro presente nel quale interagirà.
‘L’ultima notte di Scolacium’è un’invenzione di grande fascino nella quale Cassiodoro, calabrese di Squillace e ministro dei Goti in Ravenna, accompagnerà il pubblico nelle notti del nove e dieci agosto: un viaggio simbolico, non nella Palude Stigia come Virgilio fece con Dante nel viaggio oltretomba più famoso del mondo, ma nel viale di Scolacium, dove altrettanto rovente fu l’inferno delle passioni e delle conquiste, grigio il purgatorio delle attese, accecante di luce il paradiso delle vittorie.
Ci porterà dove probabilmente le anime che elessero questo luogo a dimora delle loro avventure, vagano ancora inquiete chiedendo di non morire, almeno nella memoria.
“L’ultima notte di Scolacium” esaudisce questo loro desiderio, che è anche il nostro, attraverso Cassiodoro Senatore, grande mediatore di culture che, al di sopra del tempo e dello spazio, medierà anche stavolta, convincendo quelle anime ad apparire ai nostri occhi: è grazie a lui che quegli uomini e quelle donne, seppur fantasmi, diventeranno visibili e parleranno.
La figura del grande politico che promosse le arti liberali e si avvicinò a Dio verso la fine della lunga vita, diventa così il simbolo della cultura e di un umanesimo ante-litteram, equidistante dall’estremismo radicale dell’animo medievale e dal nostro odierno smarrimento.
Eppure Cassiodoro conobbe i barbari e i loro caratteri fumanti di popoli germanici; ariani che ammansì e conciliò con l’Italia della Chiesa Romana. Quasi come nel sogno di Boemondo per Bisanzio che però non realizzò.
Nel costruire l’impianto e le scelte in questa opera, l’autore non ha lasciato nulla al caso, e il personaggio più necessario di tutti è proprio lui, Cassiodoro, il ministro diplomatico che amava il mare e i libri.
Lo troveremo ancora più evidente le notti in cui, per magia e per tecnologia, Scolacium ritornerà a vivere anche se per poco, e a morire una seconda volta.
Vittoria Camobreco