Morgana non poggia i piedi al suolo quando cammina. Non ha le ali, ma è una fata. Forse è trasparente come l’acqua e inafferrabile come i pensieri. E viene dal Nord, ma ama il Sud. La sua stirpe di fate o streghe, non si sa bene, è celtica ma il freddo di questi paesi non spegne la sua passionalità e l’indole guerriera che la porta in mezzo agli uomini in carne ed ossa.
Ne L’ultima notte di Scolacium, forse ancora una volta, attraverserà lo Stretto di Messina, per seguire la bella Adelasia.
Impalpabile come la nebbia sul mare che ingrandisce ogni cosa, si insinuerà come vento tra gli ulivi, nella speranza di rivedere anche per un solo respiro, il fantasma di Ruggero tornare uomo. Morgana è innamorata del Gran Conte e di un sogno d’amore, impossibile perché non c’è.
Nell’opera lo sceneggiatore Francesco Brancatella costruisce un complicato mondo in cui la leggenda crea figure di sfuggenti movenze e caratteri arcani, come Morgana che in fondo non esiste se non nella fantasia di chi la chiama.
Pensiamo alla sua immagine ed al suo volto come un grumo di scontri estetici e colori dissonanti, tetri ma che brillano di malefico amore, così potente da scatenare un crollo di sogni e di mattoni.
La bellezza di questa donna vaporea e allo stesso tempo sanguigna, sta nella sua molteplice identità di strega e fata che nel suo stesso cuore, probabilmente combatte anche sé stessa e persino i suoi poteri, come l’immortalità e la levità del suo incedere, penzolare, apparire, nascondersi come la luna dietro una nuvola.
L’autore ha cercato nel fondo della sua fantasia, della mitologia e del fenomeno naturale, il giusto equilibrio tra bene e male racchiuso in Morgana che vive di alchimie, vola sul mare e abiterà anche tra gli alberi di Scolacium il nove e dieci agosto, forse per sempre. E lei che è un misto di amore e odio, incarnerà tutte le contraddizioni della passione e della forza dei sentimenti.
la voce di Ruggero, fantasma mai resuscitato, accende di più Morgana che in animo suo forse aspetta una ricompensa dal suo amato. Lei, Regina delle Acque, corvo nero volteggiante tra mille corvi, in vita unì le coste della Calabria e della Sicilia, per farlo passare e conquistare l’Isola. Ma Ruggero è un fantasma adesso, e non può amare. E Morgana è soltanto una coscienza invisibile.
Nel suo testo ispirato, Francesco Brancatella, inviato speciale Rai del TG1, dispiega la storia in un crescendo di emozioni che giungono quasi da una realtà sospesa ma esistita. Attraverso questa opera, il tempo diventa per gli eventi del passato, la strada per tornare, oggi, in un luogo che non vuole dormire nell’oblìo, ma parlare ancora di sé.
La vita di Morgana è in fondo il lato nero anche della nostra, le inquietudini, le insicurezze, il desiderio a volte di essere diversi anche soltanto per un giorno o per una notte, nell’ebbrezza di essere cambiati solo per poco. Nella certezza di essere cambiati per sempre.
Morgana è la magia effimera dei fenomeni naturali che si presentano ai nostri occhi, inaspettatamente; è il respiro della terra, del cielo e del mare, che uniscono i loro umori e cambiano addirittura l’orizzonte. E’ un’illusione per lo sguardo e per il desiderio di chi per afferrarla, stringe un pugno vuoto, ma è anche una realtà visibile e sorprendente, come la paura, la speranza, l’amore.
Vittoria Camobreco