L’ironia su come si è arrivati alle liste, le due in particolare, quelle più o meno dei partiti, è così nella natura delle cose ed evidenza che farla sarebbe sparare a bersaglio fermo, e ci rinuncio volentieri. Bisognava rinviare le elezioni; ma ormai ci sono, e uno dei candidati sarà sindaco per un voto in più: inevitabile come quando un masso cade dall’alto, ed è ovvio ma inutile preferire non accada. Accadrà anche che arrivi il 26 maggio, e il sindaco eletto dovrà amministrare.
Di solito dovrebbe succedere che prima si dibatta e poi ci si candidi in nome di qualche idea; siccome a Soverato è stato esattamente il contrario, prima si sono candidati e poi, forse, ci diranno perché lo fecero; e siccome anch’io sono cittadino soveratese e potrei anche votare, mi piacerebbe sentire qualche opinione dei candidati.
Una premessa: i quattro sono candidati a sindaco di Soverato, non alla salvezza del mondo; quindi evitino di ammorbarmi con la quadratura del cerchio, la lotta alla mafia, il raddrizzamento delle gambe dei cani e la felicità universale garantita e obbligatoria. Dai quattro io vorrei sentire cosa pensano, e in concreto e in soldoni e senza fronzoli e giri di parole, alcune di queste bazzecole:
– il dissesto, e, in generale, la disastrosa situazione finanziaria del Comune;
– il funzionamento ordinario della macchina comunale e dei servizi essenziali;
– il recupero della funzione di Soverato come centro propulsivo e di servizi e commercio del territorio; e di attività produttive;
– la conurbazione almeno con Petrizzi, Gagliato, Satriano;
– il turismo come attività economica e lavoro; e, in particolare, l’emersione dell’immenso nero dei fitti, causa prima della decadenza del turismo;
– varie ed eventuali, purché non siano chiacchiere e paroloni da applauso.
Staremo a sentire,
Ulderico Nisticò